L’ignoto come ossessione. Anaïs Nin, all’anagrafe Angela Anaïs Juana Antolina Rosa Edelmira Nin y Culmell (sì, mica pizza e fichi), donna di grande fascino e scrittrice tra le più eleganti e controverse del secolo scorso, era animata da un pensiero costante, da un tarlo: quello dell’ignoto, del non conosciuto e, quindi, del nuovo. Fece di questa quasi ossessione il comune denominatore della sua produzione letteraria. “Ciò che non aveva nome era la mia scienza, il mio progresso“.

FAI DELL’IGNOTO LA TUA BUSSOLA

L’ignoto, la curiosità, diventano ricerca e scoperta, spesso sbagliate, e ci riportano al punto di partenza…e allora si ricomincia. Ma è così che si fa. Solo la natura sa cosa sta facendo, perché lo fa e basta, senza chiedersi nulla. Ma noi siamo diversi. Ci distinguiamo dagli animali perché abbiamo tecnologia e domande. Dobbiamo tenerci informati su tutto: attualità, musica, moda, fisica quantistica, arte, medicina, allevamento di bestiame. Tutto. Essere ignoranti oggi, a queste latitudini, è una scelta, non è più una condizione “sfortunata”. Questo non significa avere il diritto di dire la propria a sproposito. Informarsi non vuol dire allenare l’arroganza anzi, l’esatto contrario.

Cosa c’è di nuovo? Cosa sta cambiando? E’ già cambiato? E cosa si profila di all’orizzonte? Sono pronta per questi cambiamenti? Sono pronto per affrontare l’ignoto? Chiediamocelo, quasi sicuramente sbaglieremo, ma non saremo stati in totale balia degli eventi. Il segreto del successo di Picasso, oltre al fatto che ci credesse oltre ogni modo, è stato l’interesse, quasi ossessivo, a tutto ciò che lo circondava: letteratura, scienze, matematica, musica. Qualsiasi cosa. Affrontava ogni argomento come fonte di ispirazione.

Pablo Ruiz, prima di diventare Picasso, assistette ad una conferenza di matematica durante la quale, per illustrare gli ultimi sviluppi sulla ricerca dei poliedri complessi in quattro dimensioni, il docente ne proiettava immagini multiple, mostrandone contemporaneamente diverse prospettive. Bene…dove chiunque si sarebbe bellamente addormentato con bolla al naso d’ordinanza e parti intime smisuratamente gonfie, Picasso (a quel punto lo era diventato a pieno titolo) si chiese: “E perché non dipingere prospettive multiple in una sola immagine? Perché non portare le 4 dimensioni, anche quella del tempo, su un dipinto!?” Booom!!

Le opere di Picasso e dell’amico Braque vengono additate come “bizzarie cubiste“, che al tempo non era proprio un gran complimento, soprattutto quando a dirlo in modo negativo era Henri Matisse ma, nonostante le stroncature iniziali, il mondo dell’arte sarebbe cambiato per sempre.

 Ogni argomento, soprattutto se riguarda l’ignoto, può essere fonte di ispirazione e cambiamento.

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