Lo chiamiamo tutti coronavirus, in modo quasi confidenziale. In realtà ha un nome meno “romantico” e decisamente più apocalittico, da film. SARS-CoV-2.
Ormai sappiamo tutto di lui, siamo diventati quasi tutti virologi, infettivologi, epidemiologi…esperti di emergenza. In effetti siamo stati talmente tanto coinvolti che non è nemmeno difficile pensare che, in un certo qual modo, ci siamo fatti una discreta cultura a riguardo.
Ad esempio sappiamo che “i coronavirus sono una grande famiglia di virus e possono causare diverse infezioni, dal comune raffreddore a malattie più gravi come la sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS) e la sindrome respiratoria acuta grave (SARS)“. Sappiamo che è molto contagioso, che è subdolo e i sintomi sono molto simili all’influenza.
I più comuni che colpiscono l’uomo includono problemi respiratori e febbre. Nei casi più gravi, l’infezione può portare a polmonite, sindrome respiratoria acuta grave (SARS), insufficienza renale e, come tristemente ormai sappiamo, persino morte.
Diversi, da fine febbraio, sono stati i provvedimenti del governo per contenere questa maledetta. Sono stati provvedimenti criticati, accolti positivamente, con lacune…ma si sa, in momenti del genere non è semplice “gestire” questi accadimenti straordinari.
Le polemiche possono trovare terreno davvero fertile in questo momento e, in effetti, non sono certo mancate e non mancheranno…ma oggi non voglio fare polemiche.
Se ci fa così impressione vedere il nostro paese deserto e con le saracinesche dei negozi abbassati, ricordiamocene quando la quarantena sarà finita perché, se non saremo noi ad aiutare i commercianti delle nostre città, quelle serrande non si alzeranno mai più e vivremo in città spettrali, chiuse, senza luci e colori. Senza vetrine dove poter vedere, senza camerini dove poter provare, senza botteghe dove poter assaggiare e sentire i profumi.
Sono i piccoli negozi che tengono vive le città, i paesi, le frazioni…Forse adesso ce ne stiamo rendendo conto…forse.
Ricordiamoci di ciò che stanno perdendo in questi giorni e dei sacrifici enormi che saranno costretti a fare quando riapriranno.
Molti di noi diranno “sì certo, però anche un sorriso in più, un po’ di gentilezza…“. E’ vero, tanti villani, così come i clienti. Siamo stati villani, maleducati, indisponenti. Tutti.
Molti resteranno così, resteranno tuttodovutisti, spocchiosi ed egoisti. Ma molti altri no.
Molti capiranno, capiranno che dobbiamo essere un po’ meno stronzi gli uni con gli altri. Se è vero che nei momenti di grande crisi possono nascere le migliori opportunità, allora questo credo sia il momento giusto.
Non facciamoci prendere dallo shopping online inutile, in quarantena le cose futili non ci servono: quell’elettrodomestico non è fondamentale, a quel gadget digitale possiamo rinunciare.
Piuttosto teniamoci quei (pochi) soldi che ci sono rimasti per spenderli quando usciremo di casa. Aiuteranno tutti…noi saremo più felici e appagati e i nostri commercianti sapranno che possono contare non solo sul “mercato”, ma anche sulla buona volontà delle persone.
In fondo anche loro sono consumatori, ognuno di noi lo è. E siamo anche commercianti quando compriamo i regali per gli amici, siamo artigiani quando ci accomodiamo le cose da soli, siamo ristoratori quando prepariamo la grigliata per gli amici.
Keypoint: è semplice, non facciamo gli #stronzi.