Quante volte ci siamo detti “voglio smetterla di correre in modo forsennato“. A me è capitato…e capita tutt’ora. Vorrei congedarmi dalle persone, dai luoghi, dal cibo, dalle impurità, in modo lieve, senza fretta, ma con tempismo perfetto. Vorrei che il tempo fosse naturale, e scorresse senza frenesia. Per immergersi pienamente dentro a questo concetto bisogna pensare all’antica disciplina del Kendo, l’arte del combattimento con le spada dei samurai.

I giapponesi lo chiamano Hyoshi. È l’istante esatto in cui le dimensioni fisiche e il tempo si manifestano all’unisono, il tempismo perfetto, appunto. Molti lo traducono semplicemente con “ritmo”, ma in realtà possiede un significato ben più profondo e complesso. Hyoshi è il tempo giusto, un ritmo che non corrisponde mai alla fretta. In un combattimento di Kendo, il punto chiave è quello di essere capaci di controllare il ritmo dello scontro, in modo da poter applicare la propria strategia e renderla vincente. 

Così come nel Kendo, anche nella vita ognuno di noi dovrebbe essere in grado di trovare il proprio tempismo perfetto, il ritmo d’azione consono e che ci in armonia con l’intero universo. Qualche anno fa negli Stati Uniti, una nota compagnia di ricerca e creazione di sondaggi, ha deciso di stilare una classifica dei dieci desideri più importanti nella vita dell’essere umano Tra i dieci ve ne sono almeno 4 legati al tempo: 

  • restare per sempre giovani
  • diventare immortali
  • tornare indietro nel tempo
  • viaggiare per il mondo

IL TEMPISMO PERFETTO

L’ultimo potrebbe sembrare una forzatura, ma sappiamo tutti perfettamente che non lo è. Anche per viaggiare con la testa è fondamentale avere una predisposizione mentale adeguata, e a darci questa possibilità c’è il tempo. Il tempo di potersi concentrare, il tempo di poter respirare. La meditazione, che nella pratica Zen è il principale strumento per la consapevolezza del sé, è fatta di ritmo: l’atto principale è concentrarsi sul nostro respiro. E cos’è il nostro respiro se non un perfetto metronomo della vita?

La vita non è una prova generale. La vita è qui, adesso e non ci sono altre possibilità. Al di là dell’ovvietà, può sembrare un po’ cruda come affermazione, ma così è, e prima ci abituiamo a questa inesorabile realtà e meglio sarà. Siamo qui di passaggio, siamo qui forse per caso o forse per un disegno che non conosceremo mai, ma una cosa è certa, siamo qui per essere felici e per combattere fino allo stremo per esercitare questo diritto. 

Quando pensiamo all’assunto che “si vive una volta sola“, la nostra mente viaggia e, puntualmente, arriva in qualche meta esotica, viaggia per mari e per monti, nomade e libera. In realtà dovremmo essere capaci di cogliere quell’assioma del vivere una volta sola come esperienza e non come luogo. Ci sono buone probabilità che ciò che ricorderemo con più gioia, commozione e nostalgia sia avvenuto senza nemmeno spostarci di casa.

Si tratta della fugacità dell’istante, della caducità del tempo. Per avere pieno controllo dobbiamo diventare capaci di rendere l’azione indipendente dal pensiero, tornando al kendo, il solo fatto di pensare a dover fare qualcosa ci porterà inevitabilmente ad esprimerci con quella frazione di ritardo che si tradurrà nell’inefficacia della nostra azione: abbiamo perso lo hyoshi.

Keypoint: la vita ci riserverà tante sorprese, a volte bellissime, altre un po’ meno, sarà complicata, ma se sapremo dare il giusto ritmo, le cose accadranno con un  tempismo perfetto.

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