Educare significa prendere per mano e portare qualcuno verso la consapevolezza. Significa, anche, dare gli strumenti adatti per camminare da soli e, mi spiace dirlo, dare la possibilità agli altri di decidere con la propria testa.

Come facciamo?

Amico musico, si dico a te che hai solo degli strumenti ipercustumizzati e hai speso mila miliardi…giustamente aggiungo. Suona due volte in meno, ma di qualità, ti prego.
 
Educhiamo il prossimo a godere di spettacoli belli, di performance soldout, di luoghi realizzati appositamente per fare la musica. Se ben organizzati, tutti potranno prendere più soldi, si potranno organizzare meglio i locali che davvero vogliono musica e il pubblico non sarà mai infastidito. Tutti ne trarranno giovamento.
 
Dire no ad un locale che ti piazza lì perché “oh dai, in fondo anche loro ci provano, e poi son 50euro!” Non è reato. Anzi! Fai un favore a tutti. Davvero. I gestori hanno sicuramente “loro colpe“, lo sappiamo, ma ogni tanto, un bel “no guarda, scusami, ma il mio lavoro vale di più” non è così terribile da dire. Possibile che siamo tutti bravissimi a 50/70 euro a serata, poi improvvisamente sei meno bravo se chiedi qualcosa in più? Dai su, ma svegliamoci invece di chiacchierare.
 
Io non condanno la suonata gratis, ci mancherebbe, si può anche suonare gratis qualche volta. Non è certo quello il problema. É una questione di educazione e coraggio. Avere sempre gli stessi che suonano non funziona perché il pubblico si rompe i coglioni, almeno io mi rompo i coglioni e, come me anche tanti musicisti.
 
Andare sempre negli stessi locali dopo un po’ senti sempre le stesse 4 cover del cazzo, pochissimi offrono musica inedita, i pochi che la offrono non hanno l’adeguata pubblicità e così non ci educhiamo a cose nuove, diverse, inesplorate. Facciamo le tribute band, le cover band, le rivisitation band…Insomma abbiamo fatto un casino e, sinceramente, sembra che ci sia pochissima gente che, in realtà abbia qualcosa da dire.

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