introspezione

#304. GUARDARSI DENTRO RENDE CIECHI – INTROSPEZIONE

E’ con questo ispirato titolo che Paul Watzlawick,  psicologo e filosofo austriaco, ci lascia in eredità il suo ultimo capolavoro. Una vita spesa a migliorare la vita del prossimo con grande senso di responsabilità e una rara propensione alla pratica abbandonando, un po’, l’introspezione. Tutto ciò che appare monoliticamente stabile può essere cambiato e migliorato. Soprattutto le condizioni umane

L’introspezione

La psicoterapia prevede un percorso di “guarigione” che si affida all’introspezione. I pazienti, capendo se stessi e la loro storia, costruiscono gli strumenti emotivi adeguati per combattere la sofferenza. 

Secondo questo schema, una persona che soffre troppo a lungo per l’abbandono da parte di un partner potrebbe scoprire che, in realtà, ha problemi con l’abbandono perché la madre lo aveva trascurato (o abbandonato) durante l’infanzia.

Questo però sembra non essere la corsia preferenziale verso la guarigione ma, terapeuti – Watzlawick compreso – sono giunti alla conclusione che l’introspezione potrebbe non servire a contrastare la sofferenza ma che, anzi, possa peggiorarla amplificandola. 


“Chiunque può essere felice, ma rendersi infelici è una cosa che si impara.” (Watzlawick)


Watzlawick rivoluzionò completamente l’idea di introspezione e terapia psicologica quando affermò che in tutta la sua carriera di terapeuta NON ricordava un solo caso in cui un paziente fosse cambiato in seguito ad una maggiore conoscenza di sé. Incredibile!

Ammettere una cosa del genere significava ammettere di aver toppato clamorosamente buona parte delle teorie (e delle terapie) psicologiche. 

L’introspezione può rendere ciechi; rischiamo di crogiolarci nel dolore, di non affrontare il problema per risolverlo e farlo sedimentare, rendendolo parte integrante del nostro DNA. Quello suggerito da Watzlawick e altri psicologi, è quello di affrontare terapie brevi, mirate alla risoluzione del problema, senza necessariamente approfondire le radici oscure del problema.

Un approccio sicuramente diverso da quello al quale siamo abituati e che, senza voler entrare nella terapia che lasciamo a chi ne ha le competenze, potremmo prendere in considerazione anche nelle nostre attività di introspezione da salotto.

Auto-analisi

Non tutti vanno o sentono la necessità di andare da uno psicologo, ma tutti abbiamo dei momenti in cui si cimentano in auto-analisi…potrebbe essere un buon test quello di cercare di affrontare i problemi che abbiamo in quel momento, e cercare di risolverli senza troppo scavare.

Il rischio dell’introspezione profonda è quello di rimanere invischiati in un ginepraio di problemi, insinuandone altri e facendoci perdere il focus sulla soluzione del problema iniziale. 

Keypoint: concentrarsi su un problema e cercare di risolvere quello potrebbe essere la nostra terapia breve quotidiana. 

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