#305. C’ERA UNA VOLTA…L’ARTE

Abbiamo testimonianze che rivelano l’uso della formula c’era una volta già 4000 anni fa dalle popolazioni babilonesi. Miti e credenze piene di magia, misteri e credenze religiose. Tutto quello che ci circonda e che, in qualche modo non vive più, è prezioso tanto quanto quegli scritti che sono arrivati fino a noi, superando tempo e spazio. 

Ho iniziato a fotografare luoghi abbandonati un po’ di anni fa, prima che ci fosse la follia modaiola dell’esplorazione. Non esistevano i social network e si poteva fotografare con una macchinetta di plastica. Lo facevi per te, per una tua ricerca artistica e spesso storica.

Nessuno poteva sapere dell’esistenza di un mondo di appassionati e fruitori talmente grande da spaventare. Fino a qualche anno fa, però, la cosa era stimolante, bella e di grande fascino. Potevi confrontarti con sincerità e passione. Ora, oltre a sembrare che tutti, nessuno escluso, sia un esploratore, c’è il flagello delle lotte tra gruppi.

Il problema è, come in tutte le cose ormai, che è una continua gara: tra chi scova il maggior numero di luoghi, tra chi li scova più remoti, tra chi entra in luoghi “inaccessibili” (per poi scoprire che era parente del custode di turno) o tra chi, e siamo al paradosso, rischia di più sia dal punto di vista legale che dell’incolumità. 

In realtà è l’arte che è stata completamente abbandonata e, soprattutto, al di là dei banali “mamma mia, come si fa ad abbandonare un luogo del genere“, la ricerca non esiste più. Abbiamo spesso foto tutte uguali, che non raccontano alcuna storia, se non quella dettata da un aforisma qualunque e che spesso non c’entra nulla con quella foto. Molte immagini urbex sono diventate il gattino, le tette, il piatto di spaghetti scotto…questo è un po’ triste. 

Gli urbexer si fanno la guerra e si odiano tra di loro…questa è una cosa che non avevo mai visto in tutti questi anni di esplorazione…Non era necessario creare “gruppi chiusi”, ci si poteva incontrare, fare esplorazione insieme, costruire dei progetti veri, fatti di ricerca, di lavoro e poi, senza alcuna rimostranza, si poteva essere liberi di non far parte di nessuna “élite”.  Mi piaceva l’urbex proprio per questo motivo. Ora sembra di vedere scontri tra bande rivali ispaniche nelle periferie della Florida, il che ha ben poco a che fare con passione, arte, ricerca, sviluppo. 

Fortunatamente ci sono tante persone che la vivono diversamente, spesso “battitori liberi“, ma che non disdegnano collaborazioni vere, fatte di studio e non di chi ce l’ha più grosso…il luogo abbandonato. 

Giacomo Balla diceva una cosa a mio avviso tanto vera quanto terribile: 


L’artista dopo che ha lavorato deve sentirsi stanco, eccitato, qualche volta felice e quasi sempre insoddisfatto.


Troppi artisti, o pseudo tali, invece, sembrano essere pienamente soddisfatti delle loro opere, dei lori lavori. Certo, è fondamentale accettare di buon grado il proprio operato e, con la giusta umiltà, riconoscerne il valore, ma è necessario che in ogni opera si legga il bisogno di sondare altri terreni, altre sfide artistiche e non solo compiacere ad un pubblico sempre più ignorante fatto di amici e parenti. 

C’era una volta l’arte, la ricerca, l’idea…oggi c’è la gara, il protagonismo, la smania. Tutti seduti sulla solita sedia a rotelle, qualche nudo (spesso poco d’autore); immagini buttate lì a togliere spazio ai nostri hard disk. Vedo foto eseguite e post prodotte in modo impeccabile, bellissime, ma che dire vuote è dire poco poi, ci sono foto – o raccolte – magari più insicure, meno elaborate, che riescono a dire di più perché, spesso, estremamente sincere. 

Keypoint: c’era una volta…l’arte. 

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