Una qualsiasi decisione implica almeno due opzioni: o A o B. Generalmente, quando si pensa all’attività decisionale, ci si immagina in una situazione in cui vengono offerte diverse opportunità, benché ci sia possibile sceglierne solo ed esclusivamente una. Mi offrono di ricevere in regalo un iPhone o un Samsung. Non posso sceglierli entrambi. Scelgo, secondo i miei desideri e secondo ciò che è giusto, un device e non l’altro.

Posso scegliere tra una bella serata in compagnia del partner a vedere un bel film oppure partecipare ad una conferenza sulle nuove possibilità che la globalizzazione sta offrendo al Botswana…ci sono buone possibilità che scelga la prima opzione. 

Per quanto banali possano risultare, queste sono le decisioni che ogni giorno ci troviamo ad affrontare e che ci pongono di fronte ad un “impegno decisionale”. In numerose scelte, che le persone sottoposte ad un agente di potere devono prendere, ritroviamo quelle due opzioni che ci permettono di parlare, appunto, di “decisioni“. Tuttavia non si tratta di prendere una decisione riguardo a due oggetti o situazioni che possano soddisfare un certo bisogno (ad esempio scegliere tra cioccolato e crema, andare a passeggiare o in bicicletta), quanto tra FARE e NON FARE. In parole più forti, tra sottomissione e ribellione

Immaginiamo un padre che, davvero democratico e spaventato dallo spettro di una riproduzione sociale inconsapevole per il figlio. Gli piacerebbe molto che il figlio facesse una certa cosa, ma in piena libertà, opzionandola tra alcune possibilità. Poniamo che al padre piacerebbe vedere il figlio saltare da una roccia per tuffarsi in un bel lago, pulito e sicuro.

Possiamo restare ancora un po’, tranquillo. Ecco cosa potresti fare: potresti fare un bel salto dalla roccia! Da vero temerario. Se no puoi raggiungere gli altri amici nel bosco, oppure potresti suonare la chitarra che ci siamo portati. Magari potresti…fai quello che ti va di fare. Per quanto mi riguarda puoi fare quello che desideri, certo saltare dalla roccia ti darebbe un grande slancio, ma devi fare ciò che vuoi. Era solamente per dire che un’esperienza del genere sarebbe davvero esaltante“.

SOTTOMETTERSI O DIMETTERSI

La democrazia familiare non è un lungo fiume tranquillo, così come i rapporti lavorativi. Nel caso della nostra storia, il ragazzo non si ritrova a dover scegliere tra diverse attività bensì, in realtà, si ritrova a dover scegliere tra saltare e non farlo. Nello specifico, nel soddisfare o meno il desiderio di suo padre. Questo è il punto chiave. Si tratta di sottomettersi – “in piena libertà” – o dimettersi.

La vita quotidiana dei bambini, degli studenti, dei dipendenti è fatta di queste NON decisioni, perché ognuno di noi è vincolato maggiormente nella sottomissione che non nella realizzazione dei propri desideri.

Ma non è ciò che ci diciamo. Non definiamo le nostre scelte in questi termini ma, anzi, ci crediamo liberi di scegliere la nostra strada. In una certa misura lo siamo, siamo liberi di scegliere tra le strade proposte. Ripensando all’esempio del salto dalla roccia, il ragazzo non è forse stato posto nello status di pensare non che “saltando soddisferò le aspettative di mio padre” ma, piuttosto, che “saltando imparo, in piena libertà, a fare esperienze esaltanti“?

Questa non vuol essere certo una metrica certa delle relazioni di potere nei nostri ambiti sociali. Per quanto qualunque struttura sociale tenda a riprodursi, esistono dei sistemi più fertili di altri e, tra questi, rientrano i sistemi che privilegiano le relazioni vincolanti e di sudditanza. Meglio saperlo. 🙂 

L’esercizio della libertà prevede una scelta, quella più difficile e non sempre attuabile, sottomettersi o dimettersi. Sono scelte.

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