Chip Kidd, nel suo libro “Così è se  vi sembra“, analizza un’ottantina di progetti grafici che vanno dalle locandine dei film fino al packaging dei prodotti, passando per stazioni della metropolitana e Google Earth e analizza il concetto dell’apparenza. Sotto vi lascio il link in caso vi interessi approfondire.

Al di là delle ottime analisi di ogni progetto, ciò su cui si concentra l’autore, è l’interessante rapporto tra chiarezza e mistero che ogni oggetto – e situazione – con cui abbiamo a che fare quotidianamente, sia un delicato equilibrio proprio tra queste due importanti componenti. Partendo da questa semplice, ma fondamentale “diatriba”, ci si può spingere nel chiedersi, “ma da dove arriva la prima impressione? Conta davvero così tanto?” E ancora, “siamo in grado di dare giudizi sensati? Siamo capaci di giudicare con un po’ di intelligenza, di compassione, di empatia e, sopratutto, un po’ di competenza?” 

Non occorre essere grafici per apprezzare una soluzione visiva azzeccata, così come non bisogna essere dei diplomati al conservatorio per farci emozionare da un brano musicale ma, forse, un approccio meno superficiale a ciò che ci circonda potrebbe essere di grande aiuto, non solo a coloro a cui rivolgiamo il nostro giudizio, ma anche a coloro che lo rivolgeranno a noi.

Alla base delle nostre scelte, dei nostri comportamenti, anche nei confronti degli altri,  ci sono abitudini, educazione, cultura e storie personali, che ci hanno via via che gli anni sono passati, disegnato archetipi mentali e comportamentali difficili da intaccare, soprattutto perché sedimentati fin da piccolissimi. Solo una cosa che ci ripetono da quando siamo in fasce NON ci è mai entrata in testa. 

Quante volte ci siamo sentiti dire “NON SI GIUDICA DALLE APPARENZE!” Peccato che lo facciamo sempre, senza nessun tipo di freno. Certo, molti di noi ci provano, si sforzano, ma è nella natura umana, è nel nostro patrimonio genetico.

L’APPARENZA INGANNA…O NO?

Spesso si fa menzione al fatto che siamo nati, cresciuti nell’era dell’immagine, della superficialità. Non sono molto d’accordo. Credo che l’era dell’immagine ci accompagni da quando il primo ominide che (forse) ha dato origine alla nostra specie, ha posato il piede sulla terra, scendendo dagli alberi. 

L’immagine, insieme al suono, sono i primi strumenti che abbiamo utilizzato per evolverci, basti pensare ai primi rudimentali disegni nelle caverne fino ai segni grafici che hanno portato all’utilizzo dell’alfabeto così come lo conosciamo oggi. L’era dell’immagine esiste da sempre e trova le sue origini alle origini del nostro universo, solo che non eravamo lì ad osservarlo.

Ma ci stiamo provando da diversi secoli…credo sia azzardato pensare che questi ultimi 3o/50 anni siano “l’era dell’immagine“. C’è chi può dire che sia l’era dell’apparenza, ma credo che l’assunto precedente valga anche in questo caso, fin dalla notte dei tempi siamo e saremo, anche, apparenza. 

Quindi, in soldoni, l’apparenza inganna o no? La prima impressione è davvero quella che conta? Ci facciamo trascinare in giudizi un po’ affrettati? Siamo mai sbagliati sul conto di una persona, nel bene o nel male?

E’ mai capitato di tirare ad una conclusione che poi si è rilevata un flop clamoroso? Credo che la questione non sia se l’apparenza inganni o meno, credo che la questione sia ammettere con serenità che possiamo sbagliare, per mille motivi: stanchezza, ignoranza, superficialità, emotività. Tantissimo dipende da noi e non dall’apparenza. Sta a noi bilanciare tra apparenza ed esperienza. 

Ci sono mestieri che, per loro natura, costringono ad un analisi superficiale e, certo, in questi casi l’apparenza non solo inganna, spesso mente spudoratamente. Sarebbe opportuno non mettercisi mai in situazioni di questo tipo ma, ahinoi, è facile che almeno una volta nella vita si debba affrontare un colloquio di lavoro. 🙂 

Cerchiamo sempre di lasciare una buona impressione 🙂 

 

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