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#118. VIAGGIARE LEGGERI

Uno dei temi che mi assilla di più quando penso al viaggio è quello di viaggiare leggeri. Un piccolo trolley e via, al massimo lo zaino della reflex…ma quanto è difficile? In tanti lo fanno, ma sono certo che non tutti coloro che riescono a farlo lo abbiano fatto così, alla leggera. E’ uno di quegli esercizi che durano anni prima di arrivare ad un proprio “disegno” ideale.  Dapprima si parte con i bauli a mo di carovana circense poi, per la legge del contrappasso (“mai più tanta roba!“), si parte alla volta dei confini del mondo, con una bustina di plastica del supermercato…”mai più con così poca roba!” Liberarsi del superfluo è davvero un esercizio complesso. 

Gli americani lo chiamano space clearing o decluttering. In realtà l’attività di “ripulire gli spazi” dal superfluo per far fluire in modo libero l’energia, è mutuata dall’arte orientale del Feng Shui, un’affascinante e antica arte che dovrebbe permettere ad ogni spazio abitato, che sia esso residenziale, di lavoro o di culto, l’adeguata disposizione degli oggetti d’arredamento, e non solo. Il Feng Shui non si limita però alla sola disposizione degli ambienti ma, in modo trasversale, all’equilibrio della psiche e della mente. 

Allargando il concetto di superfluo, e di zavorra inutile, dovremmo riuscire a liberarci non solo degli oggetti, ma anche delle situazioni e delle persone “in più” e che ci infastidiscono. Nella nostra vita ci sono persone che ci infastidiscono? Quante volte abbiamo vissuto situazioni che abbiamo odiato e non avremmo mai voluto ripetere ma, per causa di forza maggiore abbiamo dovuto reiterarle? Non è facile, ma dovremmo riuscire a comportarci come i bambini. I bambini vivono a pieno il presente, senza preoccuparsi di ciò che accadrà domani né, tanto meno, ciò che è passato. Certo, le promesse di una giornata al parco giochi li entusiasma e, nel momento in cui gli viene preannunciato non stanno nella pelle, ma poi, fino al giorno della partenza, la concentrazione torna tutta sul presente, sul momento. I bambini non si accollano inutili zavorre fatte di pensieri e preoccupazioni per qualcosa che non sanno nemmeno se davvero vivranno.

Quando lasciano un gioco, lo lasciano. Punto. Eccezion fatta per i loro giochi preferiti – spesso un orrendo giochino rotto e trovato in qualche discarica 🙂 – non li vedrete mai portarsi lungo la vita chissà quali giochi, e non (solo) perché i genitori li buttano via. A quanti di noi è capitato di vedere genitori con biciclette in spalla, palloni tra le mani, zainetti pieni di giocattoli? L’idea di portarsi dietro il proprio oggetto, da ai bambini sicurezza, li fa sentire nel loro habitat, ma bastano pochi minuti per scordarsi tutto: un prato dove correre, gli insetti da osservare, altri bimbi con cui giocare (o litigare…tanto per loro è uguale). Ogni cosa li circondi in quel momento diventa oggetto di interesse e, immancabilmente, si scordano di ciò che si sono portati dietro. 

Il nostro problema è che ci portiamo dietro le cose, i pensieri, le situazioni e le persone che ci danneggiano, che ci rallentano. Nel corso del tempo l’accumulo diventa un fardello pesante e, più accumuliamo, più diventa complesso liberarsene. 

Lucia Larese, nel suo Space Clearing (link del libro in fondo all’articolo, ve lo consiglio!) dice: “[…] Un oggetto non ha una vita propria: siamo noi ad attribuirgli il suo valore quando lo usiamo o quando ci suscita emozioni. Se non riusciamo a disfarci di un oggetto perché ‘è costato una fortuna’, ‘l’abbiamo pagato un mucchio di soldi’, in realtà, dentro di noi, pensiamo di aver sprecato i nostri soldi. Ancora oggi ci pesa il prezzo che abbiamo pagato – magari decenni fa – perché le aspettative che avevamo rispetto all’oggetto non sono state soddisfatte.

Se estese al concetto di vita, queste parole valgono per qualsiasi cosa, non solo oggetti, ma situazioni, luoghi, persone.

Keypoint: liberarsi di ciò che ci appesantisce ci consentirà di viaggiare leggeri, di arrivare più lontano faticando meno, facendo fiorire nuovi inizi.

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