La FIDUCIA, come ogni altra emozione sociale, è un dialogo silenzioso tra le persone. Accade fra di noi e indirizza i comportamenti come l’inchiostro di ogni nero su bianco, che sia un contratto o una dichiarazione d’amore.
La fiducia è in crisi
Il fatto che la nostra vita sia sociale nella sua essenza, e che le emozioni e i sentimenti siano la guida fondamentale del nostro essere nel mondo è una verità pienamente accertata anche dalla scienza, non più solo dalla poesia e dal buon senso.
Contrasta però con la marcata impronta razionalistica del discorso sulla società che ha dato forma ai nostri ultimi secoli, e che per noi costituisce un’abitudine profondamente radicata. È una cultura che ha sottovalutato sistematicamente le emozioni e i sentimenti, considerandoli una debolezza e una fonte di caos, mentre la ragione logica era l’unica e corretta forma del pensiero e degli scambi tra esseri umani.
Sarà anche per questo che abbiamo così poca confidenza con le emozioni e i sentimenti, e spesso li subiamo come se fossero forze estranee. Ne parliamo poco, le pensiamo come un fatto intimo, ci risulta difficile esprimerle. Parlano i nostri corpi, le nostre azioni raccontano per noi a volte ciò che non vorremmo. Meccanismi che ci accompagnano da sempre, attraverso i millenni, ma che nello stesso tempo sono modellati dalle culture a cui apparteniamo.
Le emozioni regolano la nostra vita sin dai primi istanti, ci consentono di entrare in relazione con l’ambiente entro cui viviamo, danno senso al mondo. Come rimanere indifferenti di fronte al sorriso di un neonato? Chiave di relazione e accudimento, garanzia di sopravvivenza.
La fiducia è la base di tutto
Ultimamente abbiamo iniziato a preoccuparci dei questo sentimento perché ci siamo resi conto che è una risorsa agli sgoccioli. Ce ne siamo accorti, ad esempio, guardando il tasso di natalità, prossimo a uno nel nostro Paese. Lo abbiamo visto osservando i cittadini lontani da qualsiasi forma di coinvolgimento politico e sociale.
Lo notiamo ogni giorno interrogandoci su quei ragazzi e quelle ragazze che vivono fuori da contesti sociali e formativi (scuola, università, lavoro), trascorrendo molte delle loro giornate chiusi in cmaera, senza un vero progetto di vita.
Manca l’energia di un sogno verso cui tendere. Un sogno che non può essere singolare ma necessariamente deve essere comune.la fiducia infatti è il contrario del privato, del proprio, dell’individuale. La fiducia ha sempre a che fare con le relazioni, nasce dall’interno.
La fiducia è relazione. Non c’è fiducia senza relazione e non c’è relazione senza fiducia: la nostra inveterata visione individuo-centrica ci può prenderne neutre in errore riguardo a questo, Facendola immaginare come una virtù che si possiede, come la dote di colui che crede in sé, nelle proprie risorse, nell’altro, nel futuro.
La immaginiamo come una moneta di scambio: io do la fiducia a te e tu la dai a me. Ma la fiducia non è un gettone simbolico che circola, è piuttosto il campo di forze che lo fa circolare, è la dimensione in cui avvengono gli scambi, la forza che lega le persone tra loro in relazioni interpersonali, in comunità di appartenenza, in partiti politici, in organizzazioni, in imprese.
Fiducia come algoritmo…no grazie
Senza fiducia non c’è possibilità di pensare e costruire il futuro, perché è l’energia vitale che ci consente di desiderare, per questo è una delle emozioni centrali del nostro tempo. Un tempo di fiducia talmente scarsa che si tenta di riesumarla con le tecnologie, come gli indici di Reputation e la blockchain.
È tale che si tenta di crearla dall’alto, Come avviene ad esempio con il credito sociale cinese: per recuperare la fiducia smarrita nel rapporto diretto tra cittadini, lo Stato paternalistico e controllante monitora i comportamenti di ciascuno, assegna punteggi di affidabilità, e classifica la reputazione sociale di cittadini e imprese.
Una volta immersi in un sistema del genere, decidere di chi fidarsi o non fidarsi per un’amicizia una compravendita è ugualmente semplice: basta guardare il punteggio della persona o dell’impresa con cui ci si relaziona.
Ma le emozioni naturali che ci guidano nei rapporti umani vengono fissate, i rapporti totalmente ordinati e surrogati dagli algoritmi. È così che la spinta esplorativa cala paurosamente verso lo zero.
Fiducia vera, fiducia umana
Fiducia infatti non significa prendere la prima risposta per buona, ma continuare a credere nelle domande, nella loro energia creativa nella possibilità di pensiero di ricostruzione che mettono in atto. È di questa fiducia che noi abbiamo bisogno.
Soprattutto nel dubbio, nell’incertezza, nella paura, con la fiducia dobbiamo riavviare la società sconvolta (anche) dalla pandemia – ma non solo da quella – perché sia fondata su basi più “umane”.