Incontrerai sempre persone che cercheranno di sminuire i tuoi successi. Cerca di non essere tu il primo a farlo e non farti abbattere dall’apparente solitudine.
La sensazione che si respira, quello che si sente nell’aria, è di “leggera” sfiducia. Una sfiducia indotta, raramente imposta. E’ subdola: di quelle azioni che vengono perpetrate nel tempo e che negli anni arrivano a farti credere, in modo inesorabile, che in fondo ti devi accontentare di quello che hai, che per realizzare ciò che ti renderebbe felice ti mancherà sempre qualcosa: coraggio, soldi, approvazione, appoggio. Insomma sì, sarebbe bello, ma no. Non si può….tu non puoi.
 
Tutto è possibile…per gli altri. Per te…uhm. Un po’ meno. Tu sei uno dei tanti.
Ti apostrofano sempre nello stesso modo, ci avete fatto caso?
 
Eh ma è difficile“, “siamo in 7 miliardi“, “ma cosa vuoi fare, poi? Se ti va fatta male?”. E ancora: “certo! Ma non puoi farcela da solo!” “Non credo sia giusto“, “Non è fatto bene“, “Ci vuole tanto tempo, adesso non è il momento“.
Un senso di abbandono che a volte ti gela il cuore.

Avere fiducia

“Nella nostra modernità, in cui tutto è flessibile, effimero e «liquido», in cui nulla dura, i legami tra gli esseri umani sono sempre più fragili. Sempre più individualisti, incapaci di uscire dalla nostra solitudine esistenziale, finiamo con il perdere completamente la fiducia negli altri.”
 
Tralasciando tutto il mondo burocratico fatto di funzionari inetti e di balzelli al limite delle 12 fatiche di Asterix (nel caso qualcuno non lo conoscesse –> https://goo.gl/oYqKo2); mi ricorda (guarda caso) il bombardamento che subisce Truman Burbank: i soldi, il mutuo, le rate, la macchina, la strada per andare al lavoro, il posto fisso, i giornali, l’informazione, l’aereo che può cadere, il mare che ti mangia. La vita “normale”. Tutto perfettamente costruito ad hoc.
 
Certo, la cosa che rende tutto questo drammaticamente ironico, è che spesso licenziamo questi ragionamenti da un social network che imbriglia ancor di più. Un non luogo perfettamente imbastito che fa della sua forza (vera) quella ricerca di conferme che ognuno di noi, di riffa o di raffa, cerca nel suo affannato quotidiano. Una ricerca fatta di pollici blu o cuoricini che sono droga effimera della durata di uno scroll.
 
Vi prometto che questo mio intervento resterà, anch’esso, il tempo di uno scroll e lo dimenticheremo in fretta, come tutto il resto.
Ma un pensiero in chiusura lasciatemelo fare: non credeteci al fatto che non ce la farete, è una cazzata.
 
Ce la farete e della cattedra dalla quale vi hanno detto che “no, non si può fare“, resterà solo il suo abbandono.

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