triste

“Conosco bene il sentimento di tristezza che ispira la precarietà delle cose, lo provo ogni volta che un fiore appassisce. Ma si tratta di una tristezza senza disperazione.” Così scriveva Herman Hesse, forse triste, in uno dei suoi libri…chissà quale. 

SEMBRA CHE NON SI POSSA ESSERE TRISTI

Quando capisci cosa ti rende triste sei sulla buona strada…che cazzata. 

Essere triste è vietato, non si può. Se sei triste sei un depresso, sei uno che succhia le energie positive, le “good vibes“, quelle dell’apericena dove ti DEVI divertire. Le vibrazioni, quelle belle, sono quelle dell’ultimo dell’anno dove DEVI stare bene, anche se sei all’aperto con -25° e ti stai gelando le mani, mentre una mandria di ubriaconi ti soffoca e ti trascina da una parte all’altra del paesello di montagna dove tutto doveva essere bellissimo e pittoresco. 

Ci si sente tristi, anche senza motivo. E’ lecito e non è un reato. Quando capita di essere tristi senza un apparente motivo, sarebbe opportuno capire che non si sta male a caso, o perché siamo degli  sfigati. Non siamo tristi perché sbagliati, siamo giù perché dobbiamo metterci in discussione; essere tristi ci serve per scavare la superficie e andare oltre, nel nostro io più intimo e, forse, inquieto.

Credevo di fare molta fatica ad essere triste, ma ho scoperto, con il tempo e un po’ di meditazione, che in realtà avevo una paura fottuta di essere triste, avevo paura di trovarmi a tu per tu con me stesso e scoprire ciò che, nel profondo, nessuno vorrebbe ammettere. Se scavi, con sincerità, scopri che hai anche una parte meschina, magari egoista, invidiosa. Quando mi sentivo avvilito vivevo una sorta di senso di colpa, una specie di remora nei confronti della delusione; rifuggivo – come è naturale – il senso di sconforto.

ESSERE TRISTE AIUTA

Pian piano ho capito che la tristezza va vissuta, pienamente, ma non va capita, non sempre per lo meno. Quello di capire a tutti i costi è una cazzata. Non dico di crogiolarsi nella mestizia e sfondarsi di gelato e patatine (che comunque è sempre un bel modo di stramazzare a letto) o di prosciugare il conto per fare shopping compulsivo (altra attività da non sottovalutare, comunque), dico che bisogna viversela con pacata rassegnazione e, laddove vediamo il vuoto, riempirlo con i nostri veri talenti, le nostre vere passioni. Il vuoto lo possiamo colmare con la compagnia delle persone che sappiamo essere nostre amiche e, se non ci va di vederle, capiranno. 

Basta con questo atteggiamento sempre #altop, #vivereèbello, #enjoy. Ma enjoy un cazzo, ogni tanto. 

Keypointessere triste non è un reato.  

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