#75. SASSI A GO-GO

Il mare è sempre in movimento, anche se apparentemente calmo e piatto, una piccola increspatura sulla riva la farà sempre. Le onde vanno e vengono giorno e notte.

Un lago, invece, può essere immobile. Porta ad una contemplazione diversa, forse più pacata e riflessiva.

Ho conosciute tante persone che senza mare non riuscirebbero a vivere e che, ogni volta che ne hanno la possibilità, si prendono qualche ora per trascorrerla sulla spiaggia. Non parlo di chi si piazza in auto, in fila sull’autostrada con 300 gradi all’ombra, per farsi un selfie al Bagno Maria. Mi riferisco a coloro che amano il mare in solitudine; quel mare che spesso ti lascia dentro uno strano senso di nostalgia, difficile da spiegare.

Forse lo leghiamo alla nostra infanzia. Molti italiani hanno vissuto la loro infanzia proprio al mare, lungo le nostre lunghissime e variopinte coste. Il Salento, la Liguria, il litorale toscano, la Campania e poi la Riviera Romagnola. In questi luoghi nascevano i primi amori, le prime delusioni e gelosie, le passeggiate notturne, ma anche i giochi sulla spiaggia, gli amichetti, la mamma e il papà che ci compravano schifezze. E poi le paure…quante volte abbiamo sentito da quel gracchiante altoparlante: “Si è perso Andrea! Ha 5 anni, indossa un costumino blu con topolino e una cappellino rosso della Ferrari. Chiunque lo trovasse è pregato di restituirlo al bagno Marisa!

Al lago ci si va da più adulti. Certo chi vive vicino ai laghi ci cresce, ma la tendenza è sicuramente più marittima. A me piacciono entrambe le situazioni, con poche persone però. Non amo la confusione.

Essendo genitore ho il piacere di insegnare a mio figlio a far rimbalzare i sassi sull’acqua. Non è ancora capace, ma imparerà. L’avete fatto qualche volta vero?
Devi scegliere un sasso piatto e liscio e lanciarlo con la parte piatta parallela al filo dell’acqua, con un preciso movimento del polso. L’apparente semplicità di contare i rimbalzi e rifarlo più volte per superare se stessi è qualcosa di meraviglioso.

Questo è uno dei passatempi che, a mio modestissimo parere, più si avvicina alla metafora della vita. Prima facciamo esperienza, lanciamo sassi sbagliati, non idonei, magari nemmeno tanto piatti poi, pian piano, cominciamo a trovare sassi sempre più adeguati. Il nostro lancio si fa più sicuro e preciso e, quando finalmente avremo un po’ di padronanza, potremo insegnarlo a qualcun altro.

Anche se esperti lanciatori di sassi, prima o poi topperemo clamorosamente, e vedremo il nostro sasso affondare dopo un solo salto o, addirittura, lo vedremo calare a picco al primo lancio. Ma così è la vita: magari la stanchezza, vuoi un distrazione o, semplicemente, una piccola e imprevedibile increspatura dell’acqua, faranno di quel lancio un fallimento epocale.

Keypoint: non importa quanti sassi dovremo lanciare per far rimbalzare bene il sasso giusto, l’importante è avere a disposizione tanti sassi.

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