fallimento

#105. NON ESSERE ORIGINALI PER PAURA DI FALLIRE

Più valore attribuiamo al successo e più avremo paura di fallire. Todd Lubart e Robert Sternberg, due psicologi e ricercatori dei comportamenti umani circa la creatività, spiegano che “è dimostrato che, una volta superato un certo livello di intermedio nella necessità di ottenere risultati, si diventa meno creativi.” Questo dimostra come la motivazione al successo e la relativa paura di fallire hanno ostacolato non solo noi in diverse occasioni, ma anche alcuni grandi creatori, pensatori, ideatori nella storia. 

Martin Luther King non era certo convinto di assumere la guida di uno dei movimenti per i diritti civili più importanti di tutti i tempi: le sue aspirazioni lo stavano portando da tutt’altra parte. Voleva diventare un pastore e un preside, ma gli eventi ne hanno cambiato completamente l’esistenza. Nel 1955 Rosa Parks finì in tribunale per essersi rifiutata di cedere il posto in autobus ad un bianco, e fu per quell’occasione che un gruppo di attivisti per i diritti civili si riunì dando vita ad un’associazione (MIA) che, nel tempo, divenne il più grande movimento per i diritti umani della storia degli stati uniti. Grazie a questa iniziativa decisero di indire un vero e proprio boicottaggio (pacifico) degli autobus e, uno dei presenti alla manifestazione, nominò King alla presidenza! Non ebbe il tempo di rifletterci e, qualche tempo, dopo scrisse di suo pugno: “è probabile che, se ci avessi riflettuto, avrei rifiutato“.  Fu eletto all’unanimità. 

Quando fu il momento di tenere il discorso alla comunità fu letteralmente assalito dalla paura di non farcela. Era il 1963 quando, superando la paura, tuonò con la sua voce sicura davanti all’intera nazione la sua idea di libertà, il suo sogno. Ma fu grazie ad un collega che lo spinse e lo sostenne durante il discorso di chiusura della famosa Marcia su Washington

Come ricorda Vasari in “La vita de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti, se non fosse stato per l’insistenza del papa, la Cappella Sistina sarebbe, con buona probabilità, dipinta di bianco. Michelangelo, al tempo, si considerava un scultore e non un “pittore di interni”. Quando il papa commissionò, anzi, cerò di commissionare, un affresco sul soffitto della Cappella Sistina, l’artista si rifiutò dicendo che la cosa non gli interessava. Trovò la richiesta così “folle” che, per timore, fuggì a Firenze. Trascorsero ben due anni e continue insistenze (e forse qualche mala parola…) prima che Michelangelo accettasse di realizzare quella che, ad oggi, è considerata una delle opere più straordinarie di tutti i tempi. 

Qualche secolo più tardi fu chiesto ad un giovane ingegnere di abbandonare il posto fisso in HP, per intraprendere un’attività imprenditoriale e ricevere un finanziamento di 250,000 dollari. Era il 1977 e Steve Wozniak rifiutò l’offerta. Apple era già nata da un anno ma, Wozniak, non se la sentiva di abbandonare HP, anche se aveva già partecipato attivamente alla realizzazione del primo computer della Apple. Molto candidamente disse che era “semplicemente terrorizzato nell’aprire una società e abbandonare un posto sicuro“. Fu solamente grazie all’incoraggiamento di Jobs e di altri colleghi che Wozniak lasciò HP per lanciarsi a tempo pieno sulla nuova nata Apple Inc. 

Forse non tutti aspiriamo a fondare un’azienda, creare capolavori, trasformare il pensiero di massa o guidare un movimento, ma spesso abbiamo idee per migliorare le nostre condizioni di lavoro, le scuole, le comunità in cui viviamo. Purtroppo evitiamo di intervenire per paura, non promuoviamo le nostre idee e restano lì, chiuse in qualche cassetto, aumentando il nostro senso di frustrazione. Per proporre nuove formule, bisogna avere il coraggio di demolire vecchi sistemi. Come scrive l’economista Shumpeter, l’originalità è un atto di distruzione creativa.

Keypoint: circondarsi di persone che hanno fiducia in noi è uno strumento infallibile per superare la paura. 

 

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