disagio

#126. MINIMIZZA IL DISAGIO

Oggi voglio dedicare il mio scritto giornaliero al disagio. A chi si è sentito fuori luogo, incompreso. Se dovessi usare una metafora per esprimere il disagio, il “fuori luogo“, l’inadeguatezza (che tante volte ho vissuto) userei l’immagine di me con la chitarra, davanti a tante persone, in spiaggia…al falò.

Sai il tipico falò della notte del 14 agosto? Ecco quella è la location (parola odiosa ma così di moda). Tu sei lì con una chitarra, ma non sai nemmeno il perché, ma ce l’hai e non è nemmeno la tua. Sono tutti illuminati dalla luce del fuoco; senti la risacca del mare confusa tra le voci degli amici e dei conoscenti, e poi arriva il momento della richiesta, inesorabile come il dito della prof di matematica.

Te lo ricordi? Io sì. Lo scorreva lungo l’elenco dei nomi per scegliere chi interrogare. “Ma perché questa farsa?” Pensavi, “tanto lo sai che vuoi chiamare me”.

Arebi alla lavagna!
Ettepareva!
Come!?
No niente prof, dicevo dov’è la penna…”

Ecco, nello stesso modo, lui o lei ti fanno la fatidica domanda: “mi fai quella? La conosci quell’altra?” E tu, imbarazzato, inadeguato, brutto…con un sorriso ebete e anche un po’ colpevole (perché è così che ci si sente, ci si sente in colpa) rispondi: “Ehm, no, non la conosco…non la so fare…”. E gli sguardi cominciano ad adombrarsi, e nei tuoi confronti cala un velo di imbarazzo e pena. Tu provi a giustificarti arrampicandoti sugli specchi imburrati: ”…eh sai, io non ho mai tirato giù la roba di…cioè faccio musica mia…no, nel senso che bravo eh, però…cioè…” 
E imbarbagli qualche frase sconnessa a tua discolpa. 

Ma poi, immancabile, arriva “il giangi“, “il frank“, “il ferro“, “il wow” (quasi sempre maschio, magro, non bello ma piace). Lui non è un chitarrista, ma nemmeno si spaccia per tale, ma il canzoniere della musica italiana e delle hit straniere (del ’70) lo sa tutto. Tutto! E allora via con tutta la discografia di Battisti, Baglioni, i Beatles (con gli accordi sbagliati), Vasco, Liga, Ferro, Ramazzotti, Venditti, Cinquetti…ah no lei ne ha fatta solo una. Vabbè, chi più ne ha più ne metta. Cazzo! 

La gente conosce le tue velleità da musicista, sanno che vai in giro dicendo che fai (anzi, a questo punto faresti) il musicista, ma che credibilità puoi avere? Magari hai fatto fino alla sera prima, tutto il Real Book con la mano legata, ma non sai fare quelle lì. Quelle richieste, quelle che fanno MI, LA, SI, LA, MI, RE, LA, SI-LA-DO…Non le sai.

Cosa vuoi che interessi a chi è intorno ad un falò se sai suonare Tenderly o Toccata e fuga? E allora pensi e ripensi al tuo passato, dove hai sbagliato e mentre il mondo ti crolla addosso perché hai appena capito che hai person un’altra occasione, intorno a te cominciano a formarsi coppie, piccoli capannelli di persone (adeguate tra di loro) e lui ti ridà la chitarra, mica è sua. E tu, a disagio, ringrazi pure.

Ha creato l’atmosfera, si alza, ti sorride e va verso l’ultima persona rimasta da sola, braccia sulle spalle a mo’ di “ho risolto anche questa volta” e via che si vive l’intimità. E ti accorgi di essere rimasto solo. Lì intorno è pieno di gente, ma tu sei solo, a disagio. Sei il disagio. Inadeguato. Brutto.

Keypoint: per minimizzare il livello di disagio è fondamentale conoscere i proprio limiti, di qualsiasi natura essi siano.

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