Nel 2015 decisi di fare un viaggio in Islanda con la famiglia e non mi aspettavo di rientrare dicendo che “la solitudine la meritiamo“.

In Islanda o NON ci vai, o ci vai a fotografare…Io al tempo avevo sì la macchina fotografica, però non avevo idea di come si usasse e, nonostante questa “piccolissima” lacuna, non solo mi sono goduto il luogo come nessun altro, ma avevo un senso di libertà – grazie alla mia ignoranza – invidiabile.

Certo non vedo l’ora di tornarci con le nuove nozioni apprese in questi anni, ma essere nel paradiso dei fotografi e avere la libertà di non saper fotografare ed essere lì per viaggiare, è stato decisamente rilassante.

L’ignoranza, se usata con parsimonia, è una condizione di grazia da non sottovalutare. Soprattutto in certe situazioni. 🙂

Era la fine di maggio, e in quel periodo la luce delle lunghissime giornate islandesi può regalare timbri cromatici di rara bellezza. Pioggia, neve, sole, vento in un’alternanza quasi folle; diversi momenti climatici si susseguivano nel giro di pochi minuti. Sei ospite della natura, dell’energia, dell’essenziale. Se dovessi descrivere con una sola parola l’Islanda direi che è ESSENZIALE

SOLITUDINE: PERCHE’ L’ISLANDA? 

L’Islanda ti strega perché quello che vedi è esattamente ciò che vedi. Non ci sono artefatti dei quali, magari, ci si accorge con una seconda occhiata. Ciò che si può osservare è ciò che si poteva osservare decine di migliaia di anni fa ed è anche la parte più memorabile dell’esperienza islandese: ci si trova per la maggior parte del tempo soli.


Se non ti piace il tempo islandese adesso, aspetta cinque minuti: probabilmente peggiorerà.
(proverbio islandese) 


Chi scatta foto, soprattutto nei soliti luoghi ormai ampiamente sdoganati, troverà un po’ di turisti e altri colleghi, ma saranno sempre molto pochi e, soprattutto, non saranno nei luoghi meno battuti.

Con una densità di popolazione di circa 3 abitanti per km², non è così raro trovarsi completamente soli, immersi in un paesaggio apparentemente desolante ma che, in realtà, risulta euforizzante: lava, ghiaccio, acqua, geyser, cascate, ghiacciai, centrali elettriche perse nel nulla,  una base della NATO e i folletti. 

Lo sguardo non è mai impedito perché in Islanda non ci sono boschi. Nessun problema climatico, sono state le pecore, o meglio, i pastori norvegesi…no, non i cani…vabbè. 🙂 

Nella lingua inglese sono chiari e ben distinti due aspetti agli antipodi della solitudine. La “solitude” indica la volontà della solitudine. “Loneliness”, invece, indica una condizione sofferta e mai scelta. In Islanda si possono vivere pienamente entrambe e si possono intrecciare fino a diventare una cosa sola.

SOLITIDINE COME DIRITTO

Bernardo Bertolucci diceva che “la solitudine può essere una tremenda condanna o una meravigliosa conquista” e credo che il concetto sia proprio questo. Il tema, se di tema si può parlare, è che non è possibile vivere una sola di queste condizioni.

La solitudine intesa come stato di grazia, in cui l’essere umano vive perfettamente in simbiosi con se stesso, è di difficile, se non impossibile, attuazione; la posizione, invece, di solitudine greve e spiacevole che mai vorremmo vivere, difficilmente non verrà a bussare alla nostra porta. 

Non siamo più molto capaci di sopravvivere alla solitudine, di avere un equilibrato rapporto con noi stessi. Se non riusciamo a stare soli, significa che non riusciamo ad ascoltarci, che ci mettiamo a disagio. L’Islanda è un territorio solitario.

Non solo per conformazione geografica, ma anche per la sua posizione sul pianeta che la rende “lontana”. Però ha dalla sua parte tutto ciò che serve, un territorio essenziale che basta a se stesso e a ciò che ospita. La solitudine se la merita.

L’impegno che ogni giorno dovremmo affrontare è quello di diventare essenziali per noi stessi; solo così saremo in grado di vivere con serenità la “solitude” e non cadere nella “loneliness”. Si è un po’ antipatico, lo riconosco… 

Keypointperché mai dovremmo amare l’Islanda? Perché è essenziale, proprio come ognuno di noi. 

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