LA SERENITA’ DEL SOCIAL NETWORK

Ormai tutti parliamo di tutto e sparliamo di tutti. Forse è una tendenza di questi ultimi anni, da quando (banalità, ma pur sempre vera) l’uso della rete e annessi è paragonabile all’uso della biro. I social network sono uno degli argomenti sicuramente più discussi in rete perché è la rete stessa che discute di se stessa. Quando dicevo ormai più di venti anni fa che “la vera rivoluzione è la condivisione”, non sbagliavo di tanto. L’accesso all’informazione ha cambiato le abitudini e lo ha fatto ad una velocità spiazzante.

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I social network ci stanno rincoglionendo e credo che questo sia un dato di fatto come il cibo velenoso e l’inquinamento del pianeta, ma come dice Sebastião Salgado, quasi il 50% del pianeta è ancora incontaminato e questa è una gran bella notizia. Ecco, la rete non è il male e anche questa è una gran bella notizia. Io non sono il maggiore esperto di social media, ma ho conoscenze robuste sulle componenti tecniche e di comunicazione che mi permettono di affrontare questa nuova modalità in modo (abbastanza) sereno.

Questo è ciò che manca, la serenità. Spesso assente su tanti, troppi fronti. Questa apertura al mondo digitale da parte di un pubblico sempre più ampio, ha creato competizioni poco sane se non dannose. Le persone tendono a confrontarsi con una stretta cerchia di loro simili che fanno parte di un clan, di qualsiasi natura essa sia. La moda impone certi cliché, uno sport prevede un certo tipo di regole fuori e dentro il campo, una religione prevede dogmi e usanze e così tutte le comunità. Più queste comunità crescono e più complessa è la loro struttura. In particolare in un mondo virtuale dove tanti, forse troppi, possono e vogliono essere quello che non sono realmente o semplicemente vorrebbero essere diversi.

CHI SIAMO VERAMENTE?

Dietro una tastiera, potenzialmente, lo sei. Certo diventa complicato spiegare a tutte quelle persone contro che stanno scrivendo utilizzando proprio qualcosa nei confronti della quale sarebbero contro. Contro lo sfruttamento del lavoro e del territorio, contro l’inquinamento, contro le multinazionali e tutto il resto. Nobilissimo, ma lo scriviamo attraverso tastiere, computer, chip, monitor, cavi, smartphone, infrastrutture e dispositivi di rete che sono proprio alla base dello sfruttamento del lavoro e del territorio, dell’inquinamento e delle multinazionali…Si lo so è dura da mandare giù ma è così.

Se scriviamo che siamo contro queste brutture mondiali attraverso la modernissima tastiera retroilluminata del nostro sofisticatissimo nonché ultimissimo modello di Mac Book pro ultra-figo in fibra di carbonio e pan di zenzero, forse non stiamo considerando che per realizzarla è stato “sfruttato” il lavoro di uno dei tantissimi cinesi che lavora in una qualche industria che non rispetta nemmeno le minime misure di sicurezza e igiene. Probabilmente è uno dei lavoratori della Hon Hai Precision Industry – meglio conosciuta come Foxconn – che conta “solo” un milione e trecentomila dipendenti. Ha livelli di confort sicuramenti dignitosi, ma nel 2012 è stata costretta da Apple a far firmare ai suoi dipendenti uno speciale impegno che assicurasse di non avere più suicidi all’interno dell’azienda. Forse qualche problemino lo hanno avuto…

Keypoint: social sì, ma sereni. 🙂

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