Siamo convinti di essere indispensabili. Al centro della scena. I protagonisti assoluti del film, quelli che entrano in ritardo, rovesciano la trama e salvano tutto all’ultimo secondo. Ma la verità — che spesso fa più rumore del buonsenso — è che la Terra non ci chiede nulla. Non ci ha mai chiesto nulla. E se domani dovessimo scomparire tutti, uno per uno, non ci sarebbe nemmeno bisogno dei titoli di coda.

Perché il pianeta non ha bisogno di essere salvato. Siamo noi a doverci salvare da noi stessi.

🌡️ Il clima è cambiato. E allora?

Partiamo dai fatti, che oggi sembrano optional come il lettore CD nelle auto nuove: sì, il clima sta cambiando. E sì, l’uomo contribuisce eccome. Non serve negarlo. Ma da qui a gridare all’apocalisse stile Netflix ce ne passa.

Intanto: la Terra ha già vissuto ere molto più calde di quella attuale. Non nel 1800, ma milioni di anni fa, quando noi eravamo ancora un’idea vaghissima nei pensieri dell’evoluzione. Nel Cretaceo, ad esempio, le temperature erano 8–10°C superiori alle attuali. Paludi subtropicali ai poli, coccodrilli in Groenlandia, e nessun ambientalista a fare i video su TikTok.

Poi arrivò il Paleocene-Eocene Thermal Maximum, circa 56 milioni di anni fa. Boom di CO₂ (probabilmente da idrati di metano esplosi come tappi di prosecco cosmico), +5°C in pochi millenni, oceani acidi, fauna che migra in massa, eppure… la Terra è ancora qui.

Quindi, diciamocelo: il cambiamento climatico non è una novità, è la normalità. La vera anomalia è questa nostra presunzione di controllo.

📜 I romani in tunica lo sapevano

Non serve nemmeno scomodare i dinosauri. Basta tornare all’epoca dei romani.
Il cosiddetto “Optimum Climatico Romano” (250 a.C. – 400 d.C.) fu un periodo caldo e stabile, ideale per fare imperi e conquiste, costruire strade dritte, e coltivare vigneti fino in Inghilterra.

I greci, poi, erano praticamente in spiaggia tutto l’anno: sempre mezzi nudi, tuniche leggere, sandali ai piedi. Non è solo stile. È clima. Non giravano in maglioni di lana come i normanni, per dire.

E dopo? Dopo è arrivato il freddo. Letteralmente. Con la Piccola Era Glaciale (1300–1850 circa): ghiacciai che avanzano, carestie, rivolte, e quadri fiamminghi pieni di fiumi ghiacciati dove si pattina e si muore di fame con eleganza.

Il clima cambia. Sempre.
Solo che oggi, a ogni refolo di vento in più, pensiamo sia il segnale della fine.

💣 Il nostro impatto? Sì, ma ridimensioniamolo

Che l’uomo abbia impatto sull’ambiente è evidente. Siamo 8 miliardi, mica pochi. Bruciamo, scaviamo, consumiamo, postiamo. Ma pensare di poter distruggere il pianeta è arrogante. È come se una formica pensasse di poter sbriciolare l’Himalaya con le zampette. Può dar fastidio, certo. Ma non sposta le montagne.

Qualcuno dirà: “Eh, ma le bombe nucleari…”
Certo, con un bello scambio globale potremmo raderci al suolo da soli, nel più totale atto di autolesionismo collettivo. Ma anche lì: la Terra sopravviverebbe. Forse radioattiva, forse silenziosa… ma viva.
Dopo la clava e il fallout nucleare, magari ripartiremmo da zero. Con le barbabietole da zucchero e qualche libro salvato dalla biblioteca. Una scena già scritta, milioni di volte, nella testa di chi sa che la fine dell’umanità non è la fine del mondo.

🔋 Auto elettriche, il nuovo incenso ecologico

Prendiamo l’esempio simbolico della “svolta green”: l’auto elettrica.
Bellissima idea, se non fosse che — sorpresa — inquina più del motore termico nel suo intero ciclo di produzione. Almeno oggi. Perché?

  • Estrazione del litio, cobalto, nichel: devastazione ambientale.

  • Produzione: consumo energetico immenso, spesso a carbone.

  • Smaltimento batterie: un incubo da film horror.

  • Uso reale: spesso l’energia con cui le carichi… viene da fonti fossili.

Eppure eccoli lì, i paladini dell’ambiente, che si scattano selfie vicino alla Tesla convinti di star salvando il mondo. Ma tranquilli: l’importante è credere di essere buoni, non esserlo davvero.

🧠 La percezione è tutto. E inquina.

Uno dei problemi più sottovalutati del dibattito climatico è la percezione.
Viviamo in un mondo dove i dati vengono filtrati, narrati, digeriti e serviti da chi ha interesse a farlo. E no, non è complottismo, è struttura del potere.

Se le case farmaceutiche hanno bisogno di vendere statine, il colesterolo “sano” si abbassa ogni 10 anni. Se vuoi vendere auto nuove, demonizzi quelle vecchie. Se vuoi spingere l’eco-business, crei una paura ben confezionata.

Sì, la CO₂ è salita. Ma chi decide quanto è “troppo”?
Sì, il cambiamento è veloce. Ma non sappiamo davvero se non sia già successo altre volte. Perché nessuno ha scritto i bollettini meteo dell’Era dell’Interglaciale.
Abbiamo carotaggi, sedimenti, modellazioni… ottimo. Ma non è certezza, è ricostruzione.

🎭 Tra ingenuità e cinismo (con un filo di speranza)

Alla fine, ci troviamo sempre nello stesso teatro:
C’è chi dice che tutto andrà bene, basta fare la raccolta differenziata e chiudere l’acqua mentre ci si lava i denti.
C’è chi dice che siamo spacciati, che ogni giorno è l’ultimo, e che dobbiamo smettere di vivere per non morire.

Io dico: basta infantilismi.
Il mondo è complesso. Va capito, non semplificato.
Non ha bisogno di eroi né di messia ecologici. Ha bisogno di persone sveglie, che sappiano che ogni azione ha un prezzo. Anche quella apparentemente virtuosa.

E poi, parliamoci chiaro: non si può salvare il mondo pretendendo la pizza buona a 4 euro, il pacco Amazon in 8 ore, e la connessione fibra nella baita di montagna.
Vuoi davvero essere ecologista? Smetti di comprare roba. Torna a piedi. Coltiva. Spegni tutto.
Ma no, non lo farai. Nemmeno io lo farò.
Semplicemente, cercheremo un equilibrio. E forse, proprio lì, qualcosa cambierà.

🌱 Fine (o inizio?)

Non so se salveremo il pianeta.
Non so nemmeno se meritiamo di salvarci.
Ma una cosa la so: la Terra non ha mai avuto bisogno di noi. E sopravviverà anche a questa nostra lunga, rumorosa, epoca di selfie e CO₂.

Nel frattempo, facciamo il nostro meglio. Con onestà.
Con sarcasmo. Con spirito critico.
E, magari, con meno fuffa e più pensiero.

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