Fare quello che ci piace. Per quanto banale e stramaledettamene sentito, resta uno dei miei cavalli di battaglia. Quando qualcuno mi chiede “ma come fai ad andare avanti, anche nei momenti di difficoltà” – e quanti ce ne sono – “senza arrenderti!?” Semplice. Faccio quello che mi piace. E no, non è affatto semplice.
Basterebbe il titolo. Fai ciò che ti piace: solo così ti piacerà quel che avrai realizzato.
Se facciamo solo ciò che ci sentiamo in dovere di fare o che, apparentemente, sembra logico fare, finiremo col perdere ogni interesse e sentirci insoddisfatti, frustrati. Perché essere uno dei tanti ingranaggi della macchina quando potremmo essere noi, la macchina!?
A me piace fare tante cose, e una delle cose che mi piace ancora di più è metterle insieme, proprio come nel video qui sopra dove racconto l’amore per:
- il viaggio avventuroso in camper per migliaia di chilometri
- i paesi nordici
- la fotografia e i video
- lo storytelling e il montaggio video
- la musica e la scrittura di un racconto sonoro per i video che realizzo
Il tutto in un unico piccolo progetto.
FAI CIO’ CHE TI PIACE
Non domandiamoci di cosa il mondo abbia bisogno, di cosa il mondo che ci circonda si aspetta da noi. Piuttosto chiediamoci cosa ci fa sentire vivi, cosa ci fa stare bene, a cosa non potremmo mai rinunciare. La musica? Allora suona. La bicicletta? Allora pedala. Avere tanti amanti? Allora chiamami. Scherzo… ih ih.
Insomma il concetto è chiaro, la frustrazione è una malattia, non la cellulite! il mondo necessita di persone vive e felici, non di persone frustrate e infelici.
Quel che facciamo è ciò che siamo: dovremmo amare il nostro lavoro. Si tende, purtroppo, a pensare che il lavoro non debba necessariamente piacere e che prima si chiude meglio è. La realtà è ben diversa…trascorriamo una media di ore spaventosa a lavorare, compreso il viaggio per recarci. Spesso siamo in luoghi che non avremmo mai scelto, con gente che non frequenteremmo per guadagnare i soldi che ci permettano di tornarci il giorno dopo. Lo so, è un gran casino.
Non dovremmo essere amministrativi 5 giorni a settimana e ballerini nel week-end, dovremmo essere ballerini sempre!
Il passatempo preferito di Cindy Sherman da bambina era quello di travestirsi. Già da piccola possedeva un baule pieno di vestiti, costumi, maschere, e passava intere giornate cercando di trasformarsi. Il suo lavoro ha continuato a basarsi su quello che più le piaceva: da adulta si è “travestita” assumendo le sembianze dei personaggi più stereotipati dell’epoca, come la segretaria, la femme fatale, la bibliotecaria e si è fotografata dando vita ai suoi famosi autoritratti concettuali.
Qualunque cosa ci piaccia cerchiamo di renderla fondamento della nostra vita. L’entusiasmo non ci abbandonerà mai.