Urbex è l’abbreviazione di  Urban Exploration. L’esplorazione urbana ha ormai assunto un significato completamente diverso rispetto alla sua definizione più standard. L’espressione stessa dovrebbe non creare alcun dubbio. In realtà l’esplorazione urbana è diventata un vero e proprio movimento fatto di professionisti, appassionati, fotografi e non solo.

Cos’è l'”esplorazione urbana”?

Urbex è ormai una realtà consolidata e troviamo due grandi macro aree di interesse: quella prettamente documentaristica (reporter, architetti, urbanisti) e quella artistica ed espressiva che vanta al suo interno fotografi e videomaker di grande competenza e preparazione tecnica. 

Una regola vige nella grande comunità di esploratori urbani, quella di NON rilevare l’ubicazione dei luoghi per non renderli “accessibili” ad eventuali malintenzionati. Nella maggior parte dei casi questi luoghi sono già stati presi d’assalto e non è il caso di rincarare la dose. Purtroppo non viene sempre rispettata, anzi, vista l’ormai sempre più crescente diffusione di questa “moda”, ci sono veri e propri scambi di mappe – anche a pagamento – senza alcun controllo. 


“Leave nothing but footprints, take nothing but pictures”


Chi fa esplorazione urbana cerca di portare via esclusivamente immagini e lasciare intatto il luogo e il suo spirito: questa la filosofia del movimento. L’esplorazione urbana mette in evidenza una situazione piuttosto straziante: lo sterminato patrimonio delle architetture abbandonate.

L’esplorazione urbana ha molti nomi – Urban exploration, Urbex, UE, Infiltration o Reality Hacking – che in genere indicano la perlustrazione di strutture costruite dall’uomo, abbandonate o nascoste, quasi sempre accompagnata da un’attività di documentazione fotografica. Il guru dell’esplorazione urbana è considerato Jeff Chapman, alias Ninjalicious, un esploratore di Toronto, scomparso prematuramente nel 2005. Fondatore del sito Infiltration, Ninjalicious è noto per aver fornito all’attività una sorta di codice di condotta: una guida (link del libro in fondo all’articolo) con indicazioni – non prelevare nulla dai luoghi, non avventurarsi mai da soli – e una sorta di manifesto etico, che in linea di massima riprende il motto dell’organizzazione ambientale Sierra Club: “ Take nothing but photographs, leave nothing but footprints”, solo che, nella versione di Chapman, sarebbe auspicabile non lasciare nemmeno le impronte. 🙂 

Il comandamento che sembra però mettere d’accordo tutti gli esploratori non dilettanti è quello di non rubare, che si lega a un altro assioma, non citato da Chapman, ma fondamentale: non dare mai indicazioni pubbliche sull’esatta ubicazione dei luoghi esplorati. I malpensanti possono leggerci una componente egoistica, che in alcuni casi è certamente presente, ma il motivo principale è molto semplice: evitare che i luoghi vengano saccheggiati

Urbex. Perché ci affascina?

Ma cosa, dei luoghi abbandonati, desta tutto questo fascino? Secondo l’antropologo Marc Augé «la vista delle rovine ci fa fugacemente intuire l’esistenza di un tempo che non è quello di cui parlano i manuali di storia o che i restauri cercano di richiamare in vita. È un tempo puro, non databile, assente da questo nostro mondo di immagini, di simulacri e di ricostruzioni, da questo nostro mondo violento le cui macerie non hanno più il tempo di diventare rovine. Un tempo perduto che l’arte talvolta riesce a ritrovare». La sua riflessione si concentra principalmente sulle rovine storiche e sulla dialettica tra l’eloquenza degli ex luoghi e la freddezza dei non luoghi della modernità. 

Ninjalicious, che non era un antropologo e nemmeno un filosofo, pone l’accento, più prosaicamente, sul concetto di avventura: «l’esplorazione urbana è gratuita, divertente e non fa male a nessuno. Incoraggia le persone a creare le proprie avventure, come quando erano bambini, invece che acquistarne di preconfezionate». Ma al di là del fascino nei confronti del passato, al di là dell’aspetto avventuroso, l’esplorazione urbana pone l’attenzione su un grande rimosso della società post industriale: un patrimonio inestimabile di edifici e luoghi che il più delle volte entrano nel nostro campo visivo senza essere tematizzati.

Una delle cose che più colpisce durante le esplorazioni è la noncuranza nei confronti di ciò che ci circonda e, riflettendoci, viene spontaneo chiedersi come mai ci sia tutto questo “abbandono“. L’abbandono è figlio della noncuranza e, nonostante il fascino straordinario delle rovine, dell’archeologia industriale, della decadenza urbana e architettonica, non è confortante sapere che l’essere umano sia così poco attento e menefreghista. 

Qualche suggerimento

Essendo un fotografo con la passione dell’esplorazione urbana da qualche anno, credo sia giusto dare alcuni spunti a chi si vuole avvicinare a questa affascinante avventura.
Fermo restando che l’esplorazione urbana è, già per definizione, un’attività legalmente borderline (si tratta nella maggior parte dei casi di introdursi in proprietà private), ci sono alcuni accorgimenti che andrebbero sempre tenuti in considerazione, per la propria incolumità e per chi, eventualmente, è con noi o ci deve tirare fuori dai guai. 

attrezzatura urbex

Ecco un breve elenco che spero possa essere utile.

  • Cercate di essere in compagnia.
  • Non portate con voi troppa attrezzatura, massimo un paio di obiettivi per viaggiare leggeri. C’è chi fa esplorazione semplicemente con il cellulare e ha un grande successo.
  • Indossate – sì, anche in estate  – abiti comodi ma lunghi: per prima cosa sarete protetti dai rovi, filo spinato e altre amenità e, inoltre, non verranno riconosciuti eventuali tatuaggi.
  • Indossate calzature idonee. Anfibi, scarponcini, scarpe da trakking. Chiodi, vetri e detriti taglienti sono all’ordine del giorno.
  • Indossate maschere anti-polvere piuttosto che bandane con i teschi. Ok le bandane per le foto di rito, ma tenetele per un tempo limitato: è stoffa, non protegge i vostri polmoni e spaventa eventuali custodi. Sì, se ne trovano. 
  • Cercate di fotografare all’alba e al tramonto. Oltre ad avere la luce migliore avete…luce! Di notte può essere molto pericoloso. Sembra una banalità…ma non sai mai chi potresti incontrare in quei luoghi che, spesso, sono le abitazioni di persone “riservate”.
  • Portate SEMPRE disinfettante, magari salviette imbevute. Sono care, ma molto più pratiche. Aggiungete qualche cerotto/garza.
  • Il cellulare (oltre alla batteria della fotocamera) deve essere SEMPRE carico.
  • Usate zaini o borse semplici da aprire e chiudere per riporre il materiale velocemente. Se dovete scappare dovete avere le mani libere per potervi, eventualmente, arrampicare. 
  • Portate un treppiede ultraleggero altrimenti…fate senza e usate materiale di risulta. In un luogo abbandonato ci sono molti treppiedi “alternativi”.
  • Usate guanti da lavoro che permettono di scoprire le falangine del pollice, indice e medio. Sono perfetti per fotografare con sensibilità e avere le mani al sicuro.
  • Portate sempre una torcia, meglio se di quelle elastiche frontali, così da avere le mani libere. Preferibili quelle con la possibilità di luce rossa che non ferisce gli occhi, molto usate anche dai fotografi notturni.
  • (Questo vale per me che soffro di mal di testa) Un analgesico/antidolorifico. 🙂 
  • Portate con voi dell’acqua, magari in un piccolo thermos che ha anche il coperchio usabile come bicchiere.
  • Portate uno snack: crakers, barrette con cereali. Magari non un panino con la cotoletta.  
  • Non dimenticate fazzoletti di carta…non avete idea di quanto possano essere utili.
  • Portate con voi biglietti da visita, anche stampati con vistaprint. Daranno una parvenza più professionale alla vostra attività.
  • Magari potete arricchire la documentazione con qualche foglio stampato (anche da wikipedia), così da rendere più robusta la tesi della “ricerca”. 🙂  
  • In caso incontriate qualcuno – sì, succede e non così raramente – siate amichevoli, non scappate se non in caso di palese pericolo, mostrate la fotocamera, siate chiari e dite che state facendo fotografia per documentare quel luogo. Sarebbe opportuno prepararsi PRIMA, per conoscere il sito che visitate e avere, nel caso, risposte adeguate.
  • In caso di incontro con le forze dell’ordine siate pacati, mostrate i documenti e NON fate gli strafottenti: voi conoscete i vostri diritti…ma anche loro. 
  • In caso di incontro con le forze del disordine (gente poco raccomandabile) siate altrettanto pacati, non date troppa confidenza, ma siate comunque “cordiali” e cercate di scambiare parole veloci per far capire cosa state facendo e filate via nel minor tempo possibile.
  • Se doveste trovare in una situazione di palese pericolo…scappate! Non fate gli eroi e soprattutto salvate le vostre chiappe e lasciate lì l’attrezzatura. Non rischiate per una reflex, la vostra incolumità vale decisamente di più.
  • State attenti, sempre. 
  • Divertitevi e fate scatti memorabili! 🙂 

A differenza di molti altri generi fotografici, quello dell’URBEX è molto più vicino alla fotografia street: mordi e fuggi. Il concetto di base è fare esplorazioni rapide; non si può contemplare un luogo abbandonato come una vallata o una spiaggia. A meno che voi non abbiate avuto il permesso di documentare un luogo, difficilmente potrete trattenervi all’interno dello stesso. Anche per una questione legale che potete approfondire in questo esaustivo articolo degli amici di ascosilasciti.com

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