Alcune persone, in certe latitudini, vivono in un mondo in cui, se volessero, potrebbero non uscire mai di casa e non avere contatti vis a vis con nessuno. Siamo noi. La tecnologia ci permette di connetterci con chiunque, a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Per quanto questa sia una delle possibilità più rivoluzionarie e grandiose dei nostri giorni, vedersi di persona permette livelli di interazione e contatto impossibili da raggiungere attraverso i mezzi a nostra disposizione. Sì lo so, in alcuni casi è una manna dal cielo… 🙂

I network virtuali offrono possibilità strabilianti, lo sappiamo bene (qualcuno meglio, qualcuno un po’ meno), ma per ottenere qualcosa “di più” nel business e nella vita privata bisogna uscire e interagire con gli altri. Troveremo persone sgradevoli, opportunisti e disonesti, ma dobbiamo farci le ossa. “Andare in piazza”, al di là della visione romantica, è un vero e proprio ring comunicativo ed emozionale, dove i filtri (che esistono esattamente come nel NON mondo digitale), giocano un ruolo del tutto diverso rispetto alle impostazioni di una piattaforma online, dove puoi decidere chi può scriverti, quando e anche perché.

Fuori no. Per questo ci si rifugia sempre di più all’interno di un mondo che ci modelliamo a nostra immagine e somiglianza e dove anche il contraddittorio è troppo spesso avulso dal contesto in cui operiamo o ci proponiamo. Al massimo abbiamo gli “haters” – uno dei termini più odiosi degli ultimi 100 anni – che fanno più PIL che altro.

CE LA FACCIAMO UNA BIRRA?

Il bar è un luogo, non internet. I musei sono luoghi, non le loro pagine (importantissime, sia chiaro) su Facebook. Più tempo passiamo con gli altri e più ne avremo giovamento, ancor meglio se lontani dai cellulari. Sarebbe una grandissima sfida per ognuno di noi provare a fare degli esercizi, dapprima semplici e innocenti, per poi passare a qualcosa di sempre più complesso.

Iniziare provando a non pubblicare nessuna foto sui social durante una normalissima serata con gli amici. Durante una cena, a casa o al ristorante, sarebbe bello provare a non far sapere al mondo cosa stiamo mangiando, cosa abbiamo cucinato o cosa stiamo facendo. Se si tratta di una pizza da asporto, o un piatto di spaghetti al pomodoro, mangiati nel nostro, seppur delizioso, semplice salotto, o in una qualsiasi trattoria della nostra città, ci sono buone possibilità che questa cosa non abbia alcun valore aggiunto né per voi né per gli altri. 🙂

Organizzare un paio di giorni di vacanza, lontano dalla frenesia, per cercare di “staccare la spina“, e poi ritrovarsi a controllare il telefono ogni 20 minuti e cercare disperatamente una presa di corrente quando questo è al 71% di carica, non fa di noi degli avventurieri pronti al relax, ma a dei frustrati un po’ drogati di protagonismo. Che va bene, per carità, ma con il giusto dosaggio.

Un caffè, veloce, tranquillo…senza l’ansia di farlo sapere alla nostra cerchia, ci farà godere quel caffè in modo ancora più intenso. “Adesso scatto una foto alla tazza e poi la carico….”, “Facciamoci un selfie dai!”. Prima di queste affermazioni chiediamoci sempre, “Perché dovrei fare lo scatto alla tazza?” “Perché dobbiamo farci un selfie insieme?”

Usciamo di casa, incontriamo gente. Proviamo a dimenticare di usare il cellulare (non di portarlo con noi) e proviamo ad avere un contraddittorio con persone che non siano nostri “amici.”

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