Intenzioni

#89. SEMPRE CONNESSI, NEL BENE E NEL MALE

Possiamo dire che l’esser umano ha sviluppato un rapporto molto intenso con i suoi strumenti, in particolare con quelli atti a mantenerli sempre connessi: tablet, portatili e, ovviamente, smartphone, sono più che compagni di viaggio. Possono essere tranquillamente definite vere e proprie protesi o estensioni di noi stessi. 

I nostri dispositivi chiedono sempre più attenzioni e “coccole” e noi, per essere costantemente connessi con la grande nuvola, facciamo di tutto per accontentarli. Acquistiamo batterie di ricambio, power bank per non lasciarli mai a corto di energia, cerchiamo luoghi con WiFi gratuite (possibilmente confortevoli e che ci permettano di fare foto al panino o al frappuccino), e rateizziamo per anni l’acquisto del dispositivo più nuovo e moderno. 

Uno dei fenomeni che, grazie (o a causa) della tecnologia, più sta incidendo sulle abitudini dell’essere umano è la distrazione. Negli Stati Uniti la chiamano Interruptive Technology, la tecnologia che distrae, disturba e che ha abbassato il livello di attenzione di molte, troppe, persone. La Interruptive Technology si contrappone alla Calm Technology elaborato negli anni 90 nei laboratori della Xerox. 

La Calm Technology 

La Calm Technology si base sul paradigma di tecnologia “vecchia”. Facciamo un esempio per capire meglio. Quando accendiamo una lampadina non ci poniamo il problema della complessità tecnologica che ci sta dietro ma, semplicemente, attraverso un piccolo gesto, l’accendiamo. Punto. Nessun pensiero sulla fase, sul neutro o la conduzione elettrica: semplicemente accendiamo la luce. 

Oggi, invece, siamo continuamente richiamati dalla tecnologia, costantemente ripresi e, appunto, distratti. Il rischio è che ci si atrofizzi la mente. Aggiornamenti, avvisi, notifiche e messaggi ci costringono a spostare l’attenzione costantemente. Questa costante disattenzione crea veri e propri “buchi” in ciò che stiamo facendo e, in modo più serio, nella cognizione. 

Da un lato abbiamo i grandi vantaggi che la tecnologia ha portato – e porterà – che tutti conosciamo, dall’altro abbiamo un vero e proprio bombardamento di notifiche che, più o meno inconsciamente, ci fanno perdere puntualmente il filo di ciò che stavamo facendo. 

E’ importante staccarsi dallo schermo, ed è importante farlo spesso, perché il rischio di non sviluppare il senso di profondità tra le possibili consapevolezze fisiche ed emotive e questo succede perché, davanti ad un monitor e, soprattutto, davanti ad un bombardamento tale di informazioni (le notifiche sono informazioni), il rischio che tutto si appiattisca è molto alto. 

Distrarsi…dalle distrazioni

Andare a piedi è una tecnologia antica che permette di decomprimere lo spazio e il tempo. Tutto prende una dimensione “umana”, la velocità si normalizza e i luoghi riprendono si riprendono i loro spazi. Credo che “aggiustare” la velocità sia un buon sistema per contrastare  la distrazione da tecnologia. Come? Rallentando. 

La realtà ci deve passare accanto e noi dobbiamo accorgercene, dobbiamo viverla, senza distrazioni continue. Rallentando è possibile, pur mantenendosi connessi, di vivere pienamente la nostra realtà, quell’oggi che non tornerà più. 

Keypoint: restiamo connessi, perché non abbiamo alternative, ma possiamo scegliere quanto, quando e come. 

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