#43. ATTENZIONE ALLA ROUTINE

La routine uccide. Lo fa lentamente, senza che tu possa accorgertene, senza che si palesi: spesso si presenta sotto forma di sicurezza, di “tranquillità” e, pian piano, ci offusca. L’abitudine è una specie di malattia. Con l’abitudine accettiamo cose inaccettabili.

Lavoriamo, viviamo, “scegliamo” di stare accanto a persone insopportabili, in luoghi che mai sceglieremmo a fare cose che odiamo. La routine ci porta ad arrivare sul posto di lavoro senza nemmeno aver capito quale strada abbiamo percorso, come se fossimo tutti su binari già perfettamente stabiliti.

L’abitudine cresce dentro di noi grazie alla nostra inconsapevolezza, insinuandosi come veleno travestito da acqua. Non voglio condannare le sane abitudini, ma la nostra apatia nei confronti del ripetersi ogni giorno uguale all’altro. Quando non ti rendi conto di quanto sia devastante ripetere sempre gli stessi gesti, sempre le stesse frasi, come in un Truman Show personale. Ognuno di noi è o è stato Truman Burbank, la cosa difficile è trovarsi alla fine del cielo finto e decidere che la nostra vita è la fuori, dietro quella porta che nasconde il mondo vero. 

Quanto è dannosa per l’essere umano la zona di comfort? Quante volte ce lo siamo sentiti dire o lo abbiamo letto? “La vita inizia fuori dalla tua zona di comfort!” Già. La zona di comfort…ma qual è questa zona? Dov’è che siamo così a nostro agio? Esattamente dove – in realtà – non lo siamo. Laddove il nostro estro e la nostra voglia di fare vengono schiacciati dall’abitudine. Meno facciamo, e più siamo a nostro agio, meno rischiamo e più siamo morti. 

Celebre è la frase dello scrittore John Maxwell Coetzee 


Si fa l’abitudine a tutto, anche al continuo peggioramento di ciò che già era ai limiti della sopportazione.


Se non ci si libera con atti forti, talvolta estremi, dalle briglie della routine, non avremo modo di salvare quello che siamo davvero. Avventurieri, filosofi, artisti, inventori, meccanici, pasticceri. Magari anche ragionieri e architetti o contadini…ma lo devi volere cazzo! Lo devi scegliere. Quindi come combatto la routine? Come esco dalle abitudini inquinate ed inquinanti? 

  • Per prima cosa dobbiamo tornare ad inseguire il nostro istinto, quello più inconscio, quello che abbiamo represso. Lì troveremo il maggior numero di risposte!
  • Viaggiando: con la testa, con le gambe, in treno, in autobus. Fare viaggi apre la mente, ci mette di fronte a problemi concreti. Meno soldi hai è più “viaggi”…più soldi hai e più…fai vacanza. 
  • Parlare e chiedere consigli ad altri: non dobbiamo per forza seguirli, ma ci aiuteranno a vedere le cose in modo diverso dal nostro. Parlare, ascoltare, aprirsi. 
  • Iniziare con piccoli gesti: cambia il posto dove siedi a tavola, sposta il culo dal solito posto sul divano, usa un’altra mano…insomma, sorprenditi nelle azioni quotidiane. 
  • Cambia strada. Qualsiasi strada siamo abituati a fare, cambiamola. Almeno ogni tanto. Cambia negozi, non fare benzina sempre dallo stesso benzinaio.

Quindi, di possibilità ne abbiamo davvero infinite, non facciamoci sorprendere dalla pigrizia; bastano davvero pochi gesti per capire che possiamo cambiare, che abbiamo delle possibilità oltre a quelle che già conosciamo e che, sembra, ci siano state già cablate all’interno del nostro codice sorgente. 

Keypoint: cambia mano. 🙂

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