#353. UN PO’ DI PUBBLICITÀ

Farsi pubblicità da soli non è affatto semplice. Vedo molta pubblicità in giro, dalla televisione al web, dai cartelloni ai social, passando per il passa parola e il (famigerato) network marketing. Noto tecniche più o meno raffinate, molte poco collaudate a dire la verità, ma io non sono un esperto di pubblicità quindi, a onor del vero, le mie competenze si limitano alle sensazioni di pancia e di buon (o cattivo) senso. Noto, invece, che molte persone esprimono opinioni piuttosto lapidarie su i più svariati argomenti, e la pubblicità non è da meno. Lanciano moniti e anatemi, inveendo contro la/il malcapitata/o. 

Lo ammetto, mi è capitato di soffermarmi a leggere alcuni commenti/recensioni a seguito di qualche video sponsorizzato sui canali social, o sulle pagine business di google (se non le conosci e hai un’attività credo sia fondamentale dare un’occhiata e farti un’idea) di qualche attività commerciale…mamma mia. Ora, è vero che sovente capita di vedere persone che non si presentano in maniera particolarmente professionale e, spesso, presentano diverse lacune tecniche, ma mi chiedo sempre cosa abbiano fatto di così straordinario quelli che, puntualmente, sono pronti a sparare merda pubblicamente.  

Perché, ammettiamolo, tutti, ci facciamo prendere dal giudizio pronto, confezionato “ammazza che schifo” però mi concederete il fatto che, è sì lecito avere il proprio pensiero, ma è anche lecito tenerselo per sé o per la propria cerchia di conoscenti. A meno che tu non abbia avuto a che fare con quella persona o quell’azienda/ente perché, se l’argomento non ti interessa, non passi oltre? 

Io ho una mia teoria: credo sia un’enorme codona di paglia che ci spinge a comportamenti simili perché, se fossimo davvero sta “generazione di fenomeni“, non avremmo né il tempo né la voglia di star dietro a rimproverare questi supposti cialtroni. All’atto pratico non generiamo alcun vantaggio nel criticare, intervenire e nel dire – per forza – la nostra…”sì ma io ho il diritto di dire la mia“, sì, verissimo, ma hai anche il dovere di non rompere i coglioni. 🙂 

Un dialogo fatto di commenti online è, quasi sempre su questo tenore: 

Criticone: “Parli di argomento X, ma non sembri affatto esperto! Voi prendete in giro le persone, finitela! E perché mi compari nella mia bacheca?”
Tizio: “Ciao Caio, intanto grazie per essere intervenuto, perché dici che non sono esperto? Cosa ti sembra che non sia stato espresso correttamente?

E intanto si crea coinvolgimento

Criticone: “Hai omesso tante cose, ad esempio il barra bis e la supercazzola come se fosse antani. Io non mi vanterei”
Tizio: “Se tu avessi visto il video – cosa che evidentemente non hai fatto – avresti notato che io, FIN DALL’INIZIO ho detto che era una introduzione per neofiti, e non ho ritenuto opportuno blablare su questi argomenti”

E avanti così in eterno. Ma non uno. No! Cinque, sette, cento. Per poi finire sempre allo stesso modo.

Criticone: “comunque il mio era solo un consiglio, lavorando in questo settore ne ho conosciuti tanti così. Buona vita :)”
Tizio: “Se lavori nel settore allora puoi farci vedere i risultati che hai ottenuto tu…”

E boom! Ricomincia il putiferio…la gente è matta. 

Keypoint: questa cosa della pubblicità, forse, ci è un po’ sfuggita di mano, ma anche la libertà delle frustrazioni e dei frustrati è senza precedenti.   

 

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