#35. CRITICA IL CRITICO
 

Nessuno vive, e dovrebbe vivere, dentro una bolla. A chiunque serve l’opinione altrui, ma non quella di tutti.

Abbiamo bisogno del giudizio e delle critiche (sia in senso tecnico che squisitamente gnoseologico) di persone di cui ci fidiamo e, bada bene, non di parenti e conoscenti. La stima è alla base. Un collezionista può giudicare un’opera in base alla possibilità di inserirla coerentemente nella sua collezione, un gallerista penserà alla vendibilità, il curatore di un museo cercherà di capire se è in linea con il trend dell’evento o della mostra permanente ospitata.

Il mondo critica in modo feroce ciò che non comprende: il pubblico diffida delle novità. Crea qualcosa di innovativo e unico e nessuno saprà che farsene. Chi agisce in modo creativo e quindi libero, diventa facilmente bersaglio e oggetto di scherno, diventando catalizzatore di pessimi sentimenti, razzismo compreso.

Chiunque veda e dipinga un cielo verde e un pascolo azzurro, dovrebbe essere sterilizzato“. Lo diceva Adolf Hitler. Dietro questa affermazione agghiacciante, si nasconde qualcosa di terribile, pericoloso che va ben oltre la critica.

Dopo che i Beatles si separarono, Paul McCartney ebbe parecchie difficoltà ad ottenere critiche sincere e costruttive dei suoi lavori musicali. I nuovi musicisti e produttori con cui lavorava avevano un reverenziale rispetto per ciò che produceva, anche se spesso poteva risultare una vera schifezza. Ma era complesso criticare chi, insieme a Lennon, fondò una delle band più conosciute del pianeta. Ma proprio Lennon era colui che non risparmiava critiche ed appunti per l’amico, facendogli notare i punti deboli del suo lavoro.

Non dobbiamo chiedere un parere, come spesso si fa soprattutto sui propri canali digitali, solo per ricevere un elogio. Assimilare le critiche può farci progredire molto, e individuare ciò che non funziona in quello che facciamo ci aiuterà a migliorarlo.

Genitori, alcuni amici e colleghi possono essere i critici più feroci, perché può capitare che sfoghino su di noi le loro invidie e frustrazioni. Stiamone alla larga!

Scegliamo i critici con la stessa cura con cui scegliamo i materiali e i processi con cui lavoriamo: persone che sappiano osservare un lavoro e giudicarlo per quello che è e non per quello che vorrebbero che fosse. “IO QUI AVREI aggiunto“, “PER ME era meglio più verde“, “il suono della chitarra LO AVREI reso più crunch“.

 
Kypoint: Abbiamo bisogno di opinioni sincere e costruttive, non di opinioni qualsiasi.

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