sbagliato

#31. IN ME NON C’E’ NULLA DI SBAGLIATO

Nel libro “In te non c’è nulla di sbagliato”, Cheri Huber insegnante di buddhismo zen in California (lo so, suona strano anche a me…) e scrittrice, spiega che non possiamo migliorare e correggere ciò che siamo, semplicemente perché non c’è NULLA di sbagliato in noi. C’è, invece, molto di sbagliato in ciò che hanno detto su di noi e sulla nostra vita.

Ecco, non so se questa cosa sia vera, forse in senso universale sì poi, entrando nella vita di ognuno di noi, magari qualcosa di sbagliato e insondabile lo abbiamo vissuto. Però c’è un passaggio del libro che trovo un ottimo incoraggiamento. Sarà che da qualche tempo ho iniziato una sorta di “ricostruzione” personale (tutt’altro che semplice) in tutti gli ambiti, da quello umano a quello professionale, ma avere qualche input positivo è sempre più importante.  

Spesso mi ritrovo imbrigliato, pieno di timori, convinto di non farcela. Credo capiti a molti di noi: sentirsi paralizzati, inadeguati, sbagliati. Ma è venuto il momento di alzare il capo e affrontare le portellate in faccia con spirito nuovo perché, alla fine, non siamo poi così sbagliati.

L’estratto del libro lo propongo di seguito, ma ho deciso di cambiarne leggermente il senso. Nel libro l’autrice si rivolge al lettore, io ho deciso di rivolgermi a me stesso, facendone una cover. 🙂

Sospetterò di ogni voce interna o esterna che dica: «C’è qualcosa di sbagliato in te». Questa voce non mi ama e non è utile. È possibile che grazie alla consapevolezza di esser stato poco gentile con qualcuno, io comprenda, con tenerezza: «Non voglio fare così. Non mi fa stare bene». E non è che io sia una cattiva persona, e nemmeno che non dovrei essere così; è solo che non voglio essere scortese perché mi fa male al cuore. Quando sarò aperto a questa consapevolezza, non avrò bisogno di cercare di esser diverso, perché con questo approccio morbido sarò già cambiato.

Keypoint: sentirsi a volte sbagliati è un diritto, volersi bene è dovere. 

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