mediocrità

#300. LA MEDIOCRITÀ HA VINTO

E’ triste doverlo ammettere, ma almeno in Italia sembra che la mediocrità abbia avuto la meglio sulla sua millenaria cultura, la sua storia unica e il suo enorme potenziale artistico e professionale. Non è più una tendenza, è ormai una prassi consolidata quella di vedersi superare, puntualmente, da qualcuno che ha “saputo vendersi meglio“, che è “il fratello del cugino del parente di qualcuno” o che, semplicemente, era già lì e da lì non lo schioderai mai. 

Qualcuno l’ha chiamata mediocrazia, io la chiamo fallimento. 

Non c’è stata nessuna presa della Bastiglia, niente di paragonabile all’incendio del Reichstag, e l’incrociatore Aurora non ha ancora sparato un solo colpo di cannone. Eppure di fatto l’assalto è avvenuto, ed è stato coronato dal successo: i mediocri hanno preso il potere.

Così afferma il filosofo canadese Alain Deneault che, raggiunge il successo – da lui inaspettato – con il libro “Mediocrazia“. Deneault non identifica nel mediocre una persona necessariamente ignorante, ma semplicemente una persona conformista, che si adagia e si crogiola nel pensiero di massa.

Già Carl Marx, nelle sue disamine sociologiche ed economiche lo aveva ben intuito. Il salario ha reso i lavoratori insensibili al contenuto stesso del lavoro. Troppi mestieri, oggi, si sono “arresi” e  svuotati di quelle competenze generate dalla passione e dallo sforzo. Abbiamo dato posto ad una serie di algoritmi funzionali, pratiche e tecniche ripetute che hanno ucciso il lavoro. Una semplice esecuzione, nulla di più. Il lavoro è solo un mezzo di sostentamento, che ci fa perdere completamente la nostra soggettività. Tutto questo, a lungo andare, provoca malcontenti, prima individuali e poi sociali. 

In un clima di questo tipo si uccide la politica per dar spazio all’economia e ai dettami manageriali che, sappiamo bene, hanno sì grande valore ma per una piccolissima e ristretta cerchia di iniziati. Questo si riflette in ogni settore della nostra vita, dalla spesa al supermercato alla scelta delle mostre da visitare. 

Quell’élite di cui sopra è la stessa che assolda esperti per creare il pensiero comune. L’esperto è una figura centrale – e drammatica – della mediocrità dilagante: è schiavo delle logiche della governance, sta al gioco e persegue obiettivi precisi e mirati. Edward Saïd lo spiega in modo efficace nel suo saggio Dire la verità. Intellettuali e potere. L’esperto moderno è pagato per pensare, non pensa per sé, ma pensa su commissione. Lavora per consolidare poteri accademici, scientifici, culturali ed economici. I veri pensatori sono mossi da e per i propri interessi; ardono per la conoscenza pura, le loro curiosità non sono dettate a comando e possono essere fondamentali in una eventuale fase di ribellione verso il mediocre. 

Non mi scaglio contro il mediocrismo istituzionale, quello che, per forza di cose, devi vivere perché costretto dalle avversità, dalle contingenze e dal fatto che non può dipendere tutto da noi, io mi arrabbio con chi lo accetta di buon grado e che si trova a proprio agio nel crogiolarsi nel pensiero di massa. E’ folle cazzo!  

E’ importante riprendersi da questo torpore e combattere con tutte le forze la mediocrità dilagante. Se ti senti incazzato è giusto! Non dobbiamo pensare che vada tutto accettato di buon grado perché, in fondo, “non fanno male a nessuno“…invece c’è, eccome! E fanno male…malissimo.

Trovo folle pensare che sia considerata arte quella proposta da molti “musicisti” contemporanei. Non voglio fare nomi perché non ha senso, ma ci sono giovani rapper-cantanti (o che si spacciano per tali) che non hanno alcun valore, né artistico né tanto meno umano. E così in tutti i campi…basta, è ora di finirla!

Ma questa cosa ti fa arrabbiare?” Beh…un po’ ti girano…Cioè, non è che ti incazzi, ci mancherebbe. La prendi anche in ridere alla fine. Però resti basito quando vedi che una foto (o un video) di un dito medio, o una cagata qualunque di un livello infimo e becero, si becca più interazioni di un progetto per il quale sono stati spesi tempo, fatica, denaro e ispirazione. Al netto di tutte le considerazioni di marketing che non tratteremo. 
 
Ma tant’è. Questo è ciò che ci viene offerto e, evidentemente, ciò che meritiamo. 
 
Keypoint: io non me lo merito, e nemmeno gli altri. 

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