colpa

#295. SENTIRSI IN COLPA

Perché ci si sente in colpa? E’ giusto? E’ un’esperienza fondamentale per la nostra crescita e la nostra vita? E’ possibile farne a meno? Il senso di colpa è uno stato d’animo fondamentale e ci permette di comprendere quando abbiamo danneggiato le altre persone. Sappiamo bene che i sensi di colpa nascono e trovano il loro terreno più fertile nella famiglia di origine o, nel caso una famiglia non ci sia stata, nell’ambiente nel quale siamo cresciuti. Ma, il nostro quotidiano non ci aiuta a superarli, anzi…

“Nessun carico di sensi di colpa può cambiare il passato e nessun carico di preoccupazioni può cambiare il futuro”

Ad esempio, nella società puritana e perbenista (odiosa parola), tipica di una cultura cattolica, è facile che si palesino alcuni “algoritmi” tipici dei sensi di colpa:  se tendiamo a divertirci allora diventiamo automaticamente persone superficiali e sciocche, se ti piace il sesso sei una donna di facili costumi, se sei troppo allegro allora sei uno stolto, se però sei troppo serioso e triste non sai gestire il dolore, se non ti rattristi per ogni cosa sei una persona cattiva, se sei di bell’aspetto sei una persona superficiale…insomma, come la rigiri, ti devi sentire in colpa. E potremmo continuare per ore.

Sfuggire” al senso di colpa non solo è impossibile, non è nemmeno auspicabile, ma averlo ancestrale risulta ancor più deleterio. Il senso di colpa è un sentimento che non tarderà a presentare il suon conto, quindi è inutile andarlo a cercare.

Qualcuno mi dirà “la fai facile tu, ma quando lo senti, nel profondo, radicato, non te ne liberi e ci devi convivere“. E’ vero, non è facile ed è necessario fare grandi sforzi, circondarsi di persone che non approfittino di questa condizione ma che, anzi, ci spronino a capire che non è tutta colpa nostra.


Secondo lo studio condotto nel 2006 da Chen-Bo Zhong e Katie Liljenquist dell’Università di Toronto, il senso di colpa fa scattare la necessità di lavarsi. Denominato “Effetto Macbeth”, dalla Lady assassina del dramma di Shakespeare che, sopraffatta dai sensi di colpa, si sfrega le mani per ripulire macchie di sangue che sono solo nella sua mente, risulta la miglior rappresentazione dell’equazione lavarsi mani e coscienza.


Come ben sappiamo, il passato non è recuperabile, i rapporti sì. Ciò che è andato è andato e non possiamo andarcelo a riprendere, ma possiamo lavorare sulla nostra autostima perché, è giusto ricordarlo, tutto parte da lì. Questo succede sopratutto a chi tende ad avere poca considerazione di sé, svalutando le proprie necessità e anteponendo i bisogni e i desideri altrui ai propri.

Cosa possiamo fare allora? Intanto cominciamo nel considerare ciò che piace a noi – e magari non piace ad altri – qualcosa di unico, da custodire gelosamente o da condividere con quelle poche persone che possono capirci.

In secondo luogo va metabolizzato il concetto di passato. Il passato resta immutato, indipendentemente da ciò che abbiamo fatto; anche se facessimo una classifica delle cose che ci fanno sentire in colpa e ognuna di essere avesse una posizione diversa, il nostro presente non cambierebbe di una virgola. C’è poco da filosofeggiare.

Un’altra, ed ultima cosa, smettere di farsi manipolare da chi vuole farci venire i sensi di colpa, e controbattere facendo capire chiaramente che siamo perfettamente in grado di gestire situazioni “scomode“.

Keypoint: in alto i calici, l’era della colpa sta finendo! 

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