ELEGANZA

#205. DOV’È FINITA L’ELEGANZA?

Eleganza trova la sua etimologia nella parola latina “eligere”, che significa scegliere. Ci si chiede se, da qualche anno a questa parte si sia scelta la volgarità, la supponenza o, più semplicemente, l’ignoranza becera. Essere eleganti non significa non dire parolacce, sia ben chiaro e nemmeno vestirsi alla moda – semmai vestirsi in modo appropriato in base ai contesti – o, ancor peggio, trovarsi nei locali trendy a bere come se fosse l’ultimo desiderio di un condannato a morte. 

Essere eleganti significa tacere quando tutti stanno dicendo la loro, significa abbandonare il campo di battaglia quando la battaglia è una guerra combattuta a suon di offese. Eleganza è un modo di porsi e, spesso, di non porsi, un pacato equilibrio tra dire e non dire, ascoltare restando in silenzio e parlare a segno. Ciò che rende un abito indimenticabile è colei (o colui) che lo indossa, mai il contrario. 

La tendenza dell’ultimo decennio, invece, è contraria a tutti quei principi di eleganza ai quali eravamo abituati. Siamo espressione di tempi caciaroni, volgari e, ahimè, sembra che ci piaccia molto. “Volgare” è una delle parole più usate negli ultimi tempi e, vista l’epoca che viviamo, non certo a torto.  Le immagini che ci vengono quotidianamente spiattellate sono frutto di una follia collettiva che mette al centro del nostro piccolo universo una donna che si fotografa con prominente décolleté e, possibilmente, un aforisma a caso, magari di Pier Paolo Pasolini.

Anche l’uomo non è da meno che, come se fosse cosa gradita a chiunque, ci mostra quello che mangia, quanto è bravo a tuffarsi o quanto si rilassa sulla sdraio del suo fottuto giardino, rigorosamente a piedi nudi. Ma chi cazzo ti ha chiesto di fotografarti i piedi? Con il pollicione nero tra l’altro!? Ma copritevi! Questo è ciò che accade nel mondo virtuale, che ci ha permesso di andare in giro come mai nella vita reale potremmo permetterci.

Io dubito che la maggior parte degli autori delle poesie, delle opere, delle frasi che abitualmente usiamo per intasare i social network, sarebbero contenti dell’utilizzo che ne facciamo, sono certo che ci odierebbero, Hugh Hefner compreso! Tra l’altro, per verificare che questa tendenza è quella da noi preferita, mi è bastato fare degli esperimenti sociali molto semplici. Al di là del numero di contatti che ho nel mio profilo personale (un numero ridicolo rispetto alla media) e dell’algoritmo folle che ogni social network utilizza, mi è bastato confrontare, nel giro di un giorno, le interazioni tra una brutta immagine del mio faccione accompagnata da frase palesemente ironica e con poco senso, e un video dove suono – credo in modo elegante – uno standard jazz con la chitarra…il risultato è imbarazzante. Nemmeno a dirlo, la foto riceve interazioni, commenti e “vive una sua vita” social, il video nulla, il deserto. E stiamo parlando di persone che, a sentir loro, vivono di musica, di piaceri impiancentiti e tutto il resto. 

Che dire? Non credo che ci sarà un’inversione di tendenza, ma è anche vero che ci sono milioni di persone che, per ora, preferiscono l’approccio non volgare e in qualche misura elegante. E’ vero, la volgarità, nel senso migliore della parola, è indispensabile alla grande arte in termini di rottura e cambiamento, ma non tutti sono in grado di cavalcare quel tipo di volgarità. La trasformazione potrebbe essere la chiave di svolta, ma è una strada complessa e richiede impegno e consapevolezza. 

Keypoint: cazzo ci frega di sembrare volgari? Intanto a noi ci guardano! Anche male, purché se ne parli…uhm..

 

 

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