AUTOCOMMISERAZIONE

#186. AUTOCOMMISERAZIONE VS GRATITUDINE

Le persone più “forti” tendono ad avere un atteggiamento benevolo nei propri confronti, ma mai di commiserazione. Non si lamentano per ciò che accade, ma cercano di comprenderne il contesto per migliorare o evitarlo. Sono persone che esprimono gratitudine, si compiacciono per i successi altrui e non provano invidia; evitano di lamentarsi per le cose che non funzionano, per le “ingiustizie”, per come vengono trattate dagli altri.

Si prendono invece la responsabilità del proprio ruolo e sono coscienti che le difficoltà fanno parte della vita. Dispiacersi per se stessi è auto-distruttivo; indugiare nell’autocommiserazione ostacola l’obiettivo di vivere una vita piena. E’ uno spreco di tempo, crea emozioni negative, fa male ai rapporti, alla nostra autostima e alla nostra salute. Il punto fondamentale è quello di trasformare l’autocommiserazione con la gratitudine. Ma come fare? Questa è decisamente una sfida complessa, ma è come pensare di partecipare alla maratona di New York. Un conto è pensare di partecipar per vincere, un altro è quello di partecipare e basta. In entrambi i casi bisognerà allenarsi, ma scegliendo il nostro obiettivo sapremo quale tipo di allenamento seguire e con quale livello di tensione arriveremo alla manifestazione. 

Esattamente come per la maratona, trasformare il vittimismo in riconoscenza è questione di allenamento. Per prima cosa divideremo l’obiettivo in micro-obiettivi, così da ottenere l’adeguato livello di atomizzazione (ad esempio iniziando a camminare per 3 km per 4 giorni), individueremo poi la metodologia per quel particolare step (ad esempio alzarsi alla mattina un’ora prima e camminare a passo sostenuto); infine misureremo i risultati prima e dopo. Questo metodo lo applicheremo per tutti gli step successivi, per il tempo che ci resta fino alla maratona. Stessa cosa dovremmo usare per la trasformazione da autocommiserazione a gratitudine. 

Impiegheremo probabilmente più tempo che per prepararci per la maratona, ma ne avremo grandi soddisfazioni. 🙂 Per prima cosa sarà necessario individuare quelle aree della nostra vita che ci sembrano più claudicanti: quella sentimentale, quella professionale, quella legata al nostro stato fisico e di salute, quella sociale e così via. Nel caso siano più di una, useremo lo stesso metodo per ognuna di quelle aree, senza panico e mettendo in fila una alla volta le diverse soluzioni. Individuata un’area cominceremo ad analizzarla, cercando di essere obiettivi e consapevoli che stiamo migliorando noi stessi e non ci stiamo sfidando. Pian piano ci accorgeremo che alcuni dei nostri atteggiamenti più vittimistici sono, nel 90% dei casi, stupidaggini che possiamo attribuire tranquillamente a noi. Una scelta sbagliata, un errore, un’interpretazione errata ci pongono immancabilmente di fronte ad un fatto che ci fa pensare “ecco lo sapevo! Tutte a me devono capitare“. In realtà ci siamo finiti a piedi uniti noi in quella melassa, e molto più raramente di quello che crediamo ciò che accade è “sfiga”. Se cade un aereo è sfortuna, a meno che non siamo noi a pilotarlo…allora potremmo avere anche lì delle responsabilità. 

Ma quindi come ci si allena? Focalizzandosi ogni giorno su due o tre aspetti che abbiamo nella nostra vita (anche semplici) e senza le quali ci sentiremmo “meno ricchi”, meno in forma, meno felici. Per prima cosa si inizia da questo poi, in rapida successione, si passa all’interazione con gli altri…spostando l’attenzione da “quel tipo mi ha suonato il clacson, spero vada in un fosso” a “oggi la barista è stata davvero gentile!” Se ci sforziamo nel concentrarci solo su ciò che di buono accade – fosse anche solo “oggi non ho mal di testa” –  cominceremo ad educare il nostro stato d’animo alla gratitudine, al bello. Ringraziamo gli altri ma cerchiamo di essere grati verso noi stessi quando compiamo un’azione apparentemente banale, ma decisamente gratificante. A me capita quando scelgo qualcosa da mangiare che poi si rivela per me una prelibatezza…ah quanto sono orgoglioso di me! 🙂 

Keypoint: alleniamoci a trasformare le piccole negatività, in grandi gioie. Come? Concentrandoci sulle cose belle perché, ogni giorni, ce ne sono.  

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