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#183. L’ETERNO QUESITO

Il quesito che da decenni tormenta l’uomo è solamente uno: slip o boxer? C’è chi preferisce il sostegno dato dagli slip e chi, invece, ama la libertà del boxer. Come per tutto, è una questione di scelte, di gusti, di esperienze. Meglio questo o meglio quello? C’è qualcosa che può risultare più igienico, al di là della propria sacrosanta igiene personale? E ancora, quali sono le tendenze del momento? In caso di un incontro di passione cosa preferire? Toglierli…certo, ma cosa? Con quale capo intimo ci sentiremo a nostro agio? 

Domande apparentemente banali ma che sono il trend quotidiano. Quello delle mutande è un pretesto per introdurre il concetto di “eterno quesito“, di domande ancestrali che ci accompagnano fin dalla comparsa dell’uomo sulla terra. Abbiamo l’idea che, in fondo, le grandi questioni siano un po’ sempre le stesse: cosa c’è dopo la morte, perché siamo qui, cosa c’è nella Coca-Cola, il mistero dell’universo, l’esistenza o meno di un Dio e, classico dei classici, cosa vuole una donna. Credo che a quasi tutte queste domande avremo una risposta (tranne a quella della donna ovviamente) ma, alcune delle domande apparentemente più semplici, continueranno ad arrovellarci i nostri sempre più stanchi cervelli. 

Ogni mattina, un essere umano si sveglia e NON ha idea di quello che troverà fuori dalla sua casa. Tutto sembra scontato, apparentemente ovvio: ci alziamo, ci laviamo – si spera – dando per scontato l’acqua, l’energia elettrica, il telefono, la radio….e più siamo avvolti da questa bambagia moderna più ci allontaniamo dalle domande più intime, quelle pericolose, quelle che ci scoprono insicuri e spogli. Quante volte mi sono chiesto perché io ho la fortuna di lavorare e altri no? Perché ci sono persone così sfortunate da non avere nulla? Poi, un minuto dopo, mi chiedo se davvero avere un lavoro sia una fortuna e non avere nulla una sfortuna. E allora parte un nuovo loop sull’avere poco che in realtà significa avere tanto, la libertà e bla bla bla…un inferno. 

Fuggire, come si illudeva il protagonista della famosa canzone Samarcanda, non è possibile. Il cavaliere si procurava un veloce destriero per fuggire lontano dalla morte, ma alla fine scopre che la sua fuga è un illusione: la “nera signora” l’aspetta là, puntuale. L’avventura dell’uomo moderno appare come la fuga di quel cavaliere, non siamo eterni, non siamo migliori e non siamo immuni dalla sofferenza nemmeno nell’età dell’intelligenza artificiale. In fondo c’è ben poco da chiedersi riguardo ai “grandi temi”…sarebbe più proficuo ed efficace farsi domande sul come risolvere i problemi qui ed ora. Sarebbe il caso di colmare quel GAP che abbiamo (e avremo per sempre) tra la persona che siamo e le persona che vorremmo essere.

L’eterno quesito non ci abbandonerà mai, ma quasi sicuramente sarà sbagliata la risposta, e non perché sarà sbagliata in sé, ma perché la risposta giusta oggi, non lo sarà domani. 

Keypoint: la brutta notizia è che non esiste una sola domanda, la bella notizia è che possiamo rispondere come vogliamo. 🙂

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