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#173. LA START-UP LEGGERA

Start-up a chi? Fin dalla notte dei tempi, l’uomo è, per sua stessa natura, un imprenditore. Un imprenditore è colui che si assume i rischi della sua impresa, del suo operato, e fa sì che quell’attività crei profitto per affrontare i rischi del giorno successivo.  Già 500.000 anni fa l’uomo cominciò a distinguersi dagli altri esseri viventi per astuzia, intelligenza e intraprendenza; ogni azione era rivolta alla sopravvivenza, ma ci mise relativamente poco – considerando la durata della storia – ad impostare la propria vita da imprenditore. Nasciamo liberi professionisti e indipendenti. 🙂 

L’avviamento di un’attività di business richiede grande energia, impegno costante e una forte capacità di sostenere i rischi dell’impresa. Ad oggi, paradossalmente, questa pratica ci sembra fatta solo per alcune persone, solo per chi, secondo la leggenda, ha il carattere e il coraggio. In realtà ognuno di noi nasce imprenditore, pronto per creare la propria start-up, ma la storia e millenni di soprusi ci hanno convinto che o fai l’imprenditore o fai il dipendente, suddividendo così in due sole categorie il mondo del lavoro: schiavi e padroni. Esattamente come succedeva al tempo del codice di Hammurabi (1860 a.c.) dove viene descritta la pratica della schiavitù come un’istituzione consolidata e del tutto comune tra gli antichi popoli.

“E queste cose vengono commesse e sono giustificate da uomini che professano di amare il loro prossimo come se stessi, che credono in Dio e pregano che la sua volontà sia fatta sulla terra! Fa bollire il sangue e tremare il cuore pensare che noi inglesi e i nostri discendenti americani con il loro millantato grido di libertà, siamo stati e continuiamo ad essere tanto colpevoli”

Così scriveva Charles Darwin nel suo Viaggio di un naturalista intorno al mondo del 1839, quasi 4000 anni dopo ma ora, sembra, le cose stanno cambiando. il potenziale commerciale di Internet sta consentendo ad un numero crescente di persone di creare start-up “leggere”. Imprese che non richiedono ingenti capitali per nascere e che, in breve tempo, possono avere un buon giro d’affari. Molti pensano che start-up sia sinonimo di ingenti guadagni, una sorta di eldorado imprenditoriale fatto di un po’ di tempo e un’idea brillante – possibilmente hitech – che faccia da volano per un’acquisizione storica da parte di qualche colosso. Così non è. Al di là di qualche rara eccezione, delle quali tutti veniamo a conoscenza, il sottobosco delle start-up è assolutamente complesso, fatto di decine di migliaia di imprese e micro imprese; un ecosistema eterogeneo e in costante movimento. 

Verso gli inizi degli anni 2000 si afferma sempre di più la figura del micro imprenditore, che gestisce e lavora presso la sua impresa full-time. I costi cominciavano a ridursi e, grazie alla diffusione delle prime connessioni flat a prezzi (quasi) accessibili, l’impresa poteva avere vita anche in una piccola stanza della propria abitazione. La chiave del successo, inteso come riuscire a partire e sopravvivere negli anni, è sempre stata la passione. Da un po’ di anni a questa parte, poi, si è aggiunta una componente assai importante: la consapevolezza del lavoro indipendente. A questo punto si apre un tema che avrebbe bisogno di intero libro per essere sviluppato, ma ci basti pensare che, nella Sylicon Valley, molti “dipendenti” sono in realtà imprenditori che offrono il loro operato e le loro competenze ad altri imprenditori che, a loro volta sono dipendenti a tempo, per altre imprese. Anche se sulla carta sono lavoratori dipendenti a tutti gli effetti, la loro mentalità è quella tipica dell’imprenditore. 

Keypoint: Bisogna credere fermamente in se stessi ed essere consapevoli del fatto che, nel peggiore dei casi, hai comunque costruito qualcosa di straordinario. Qualcosa di tuo.

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