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#159. COSA CERCHIAMO?

Da quando l’uomo ha fatto la sua apparizione sulla terra, non vi è giorno in cui non ci chiediamo “cosa cerchiamo?” Una domanda così semplice da disarmare pensatori, artisti, scienziati, condottieri. Ciò che rende questa domanda sublime e inquietante è che può avere infinite risposte e nessuna risposta. Ogni essere umano sulla terra cerca qualcosa per se, per i suoi amati, per altri esseri umani; qualcuno non sa esattamente cosa possa significare una domanda tanto antica quanto sconfortante. 

L’atto della ricerca è un atto universale, quotidiano, costante: ha infinite forme e colori. E’ la nostra vera occupazione. Non vi è gesto di un qualsivoglia essere vivente, animale o vegetale, che non viva la sua vita in continua ricerca. Il cibo, l’accoppiamento, il polline, l’acqua, la luce, le tenebre, il silenzio, la pace, il tumulto, il lavoro, una nuova specie, una nuova avventura…qualunque cosa sia, noi cerchiamo. Lo facciamo senza tregua, spesso senza nemmeno rendercene conto. La nostra brama di “scoperta” – se così vogliano chiamarla – non ci abbandona mai. 

Ne “Il sogno di un uomo ridicolo” di Dostoevskij, un uomo “ridicolo”, indifferente a sé e agli altri, decide di suicidarsi. La notte prima del giorno in cui si sarebbe tolto la vita fa un sogno. Gli appare, in un altra dimensione, un luogo straordinariamente bello, dove l’intera umanità è felice, non conosce malizia e falsità trascorrendo una vita semplice e in un’incontaminata armonia. Nel sogno, Fedor prende coscienza di una verità, sepolta nel suo cuore: non la scienza, non l’intelletto e nemmeno il potere, ma l’amore soltanto può salvare gli uomini. E questo viaggio attraverso un’altra dimensione dello spirito cambia per sempre la sua vita. 

La sua sarà, seppur debole, un’indomabile voce nel deserto dell’umanità, ormai caduta nel baratro del nulla. E’ questo il pretesto che Dostoevskij usa per far cercare al suo protagonista, una via d’uscita, una strada alternativa a quel gesto così forte e, in questo caso, egoista. Il suicidio non è MAI un gesto codardo e “facile”, e rappresenta una risposta definitiva alla domanda che abbiamo posto. E’ la risposta finale, quella che non da possibilità di uscita e i demoni, di Dostoeveskiana memoria, prendono il sopravvento. 

Non è, fortunatamente, il caso di Fedor che, grazie a questo processo di ricerca della redenzione, scopre una strada alternativa. 

Keypoint: la ricerca è alla base della nostra vita, non smettere mai di essere curioso. Mai. 

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