tempi

#107. I TEMPI CAMBIANO?

I tempi cambiano? E quanto cambiano?
Ormai sono tutti fotografi, DJ, esperti di marketing o modelle. Anche io non mi discosto tanto, eccezion fatta per la modella, ma solo perché voglio restare comunque umile 🙂 Per il resto, però, anche io sono un musicista, faccio il DJ e sono fotografo. Un altro!? Sì. Ed è questo il bello! Prima, oltre ad avere meno figure di questo tipo per ovvi motivi di budget, non c’era la stessa divulgazione del “verbo” che c’è ora.

Adesso nascono le stesse passioni in un numero maggiore di utenti e in meno tempo, ma questo perché, finalmente, l’utenza viene a conoscenza in modo positivo e strabiliante di mondi fantastici. Poi è chiaro che per arrivare a risultati decenti è necessario impegnarsi, studiare, andare sul campo. Come dico sempre io: “sbatterci il grugno!” Ma la potenzialità di conoscenza che abbiamo oggi ha del miracoloso. 

Questa è la risposta forte e chiara ad un sistema che faceva (e in parte, in Italia, continua a fare) acqua da tutte le parti e che, finalmente, comincia a sgretolarsi. Restare venti o trentanni sempre nello stesso luogo di lavoro, sperando di andare in pensione avendo svolto sempre la stessa mansione, è la morte cerebrale più devastante che qualsiasi crisi possa portare; è l’apatia che crea un mondo di potenziali invidiosi. Perché invidiosi? Mi spiego.

Quando osserviamo i giovani, e non solo, che si muovono, che ci provano, che magari riescono anche a perseguire il loro sogno, ci capita spesso di avere un moto di disprezzo o di allontanamento. “Ah certo, se puoi fare il blogger!”, “Sì va bene il dj, ma qualcuno che raccolga i pomodori!?”, “Io alla tua età avevo già due anni in più di esperienza” (eh!??) e così via. Ma è l’invidia nei confronti di un mondo che cambia e che si rinnova alla velocità della luce. E’ sempre stato così, questa idiosincrasia nei confronti del cambiamento non piace ai “vecchi”. E non è certo una questione anagrafica. Il DJ, il fotografo o qualche altra diavoleria, sono solo esempi dei nostri tempi. Lavori creativi o mestieri nuovi che nemmeno immaginiamo, ma che sono già in piena attività, sono spessissimo demonizzati e guardati con sufficienza, soprattutto in Italia.

Con il mio lavoro, “sì ma quale!?”. Ah sì scusa, diciamo il sistemista, l’ingegnere informatico, per dirla in inglese che fa molto cool e sei sicuro dello shock, System Engineer. Ecco, girando per aziende di tutte le dimensioni, ho conosciuto imprenditori di una certa età – età che non è dato conoscere, ma sappiamo che “una certa” corrisponde ad un’unità di misura approssimativa tendente all’anziano – che erano anni luce avanti rispetto ai giovani manager che assumevano per dare nuova linfa vitale alla loro impresa. Quindi l’età anagrafica è davvero una componente marginale. Chi ha capito che il mondo va cavalcato così come si presenta, parte da un paio di dozzine di gradini di vantaggio rispetto a chi si ostina a dire che “così son capaci tutti”. Sono capaci tutti e, puntualmente, chi critica non fa. 

L’Italia è un paese un po’ vecchio. Lo sappiamo, lo diciamo da sempre, da quando nei telegiornali nazionali ci consigliano di bere e di non uscire nelle ore calde in estate…vabbè. Ma se non diamo la possibilità ad un giovane di prendere il posto del passato, allora non avremo futuro. Un paese che non fa scegliere di andarsene, ma che obbliga a cercare qualcosa da un’altra parte, in un altra nazione, è un paese senza grandi speranze, ed è, a mio avviso, criminale. Quelli della mia generazione, ma soprattutto quelli davvero giovani, possono fare tanto e io ho una grande fiducia nei giovani. Il fatto è che sono bravi. E tanto. Hanno talenti straordinari e in tutti i campi. Ci sono ragazzi che hanno meno di trentanni e stanno conquistando il mondo, e noi nemmeno lo sappiamo se non in modo sporadico e poco approfondito. 

I tempi cambiano? Forse non così tanto. Come sosteneva Vico, la storia si ripete, certo con adeguati cambiamenti che il tempo durante cui si svolgono gli accadimenti, impone, ma con un denominatore comune. Il filosofo sosteneva che fosse la divina provvidenza a disegnare ogni qualvolta lo stesso scenario; forse è lo stesso animo umano che, seppur evoluto nel tempo, resto immutato nelle sue componenti più ancestrali e impenetrabile. Da sempre, l’atavica lotta tra bene e male ci spinge ad essere ciclici, a ripetere gli stessi errori, a rifare le stesse guerre, a sbagliare. 

Keypointnon importa quanto siamo avanti con l’età, è importante accettare con mente aperta ed entusiasta ciò che accade. Siamo parte della storia!

Spread the word. Share this post!

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *